Mafie, la Maremma a rischio criminalità

Terzo rapporto della Normale di Pisa: Grosseto tra le province con il più elevato rischio di penetrazione e della corruzione

Enrico Rossi, governatore della Toscana, commenta il report della Scuola Normale di Pisa

Enrico Rossi, governatore della Toscana, commenta il report della Scuola Normale di Pisa

Grosseto, 11 dicembre 2019 - Grosseto insieme a Livorno, Prato e Massa-Carrara si confermano le province con il più elevato rischio di penetrazione criminale. Lo dice il terzo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione, curato dalla Scuola Normale superiore di Pisa su incarico della Regione. Che conferma quanto emerso nei due precedenti anni: le quattro mafie storiche, a guardare le carte dei tribunali, continuano infatti a non manifestarsi con una presenza di insediamenti stabili sul territorio. Sono però sempre più riconoscibili le ‘tracce’ di una crescita di gruppi di criminalità organizzata nel territorio. Le cosche considerano dunque la Toscana e in particolare la Maremma come una terra di conquista. Preferiscono, piuttosto che colonizzare, esternalizzare a gruppi autoctoni o mimetizzarsi.

Ma non si limitano a riciclarvi denaro ma la usano anche per farvi affari. Gli episodi emersi nel 2018 chiariscono la logica del ‘fare impresa’ delle mafie in questa regione: più che ‘sostituirsi’ al mercato ricercando forme di oligopolio criminale nell’economia legale, pare che la strada battuta sia quella di mettersi ‘ al servizio’ del mercato attraverso l’esercizio abusivo del credito, l’erogazione di servizi illeciti finalizzati a reati tributari ed economici o all’abbattimento dei costi di impresa attraverso attività illecite di intermediazione del lavoro o nel ciclo dei rifiuti. E’ stabile, dice sempre il rapporto, il numero delle condanne definitive per associazione mafiosa, ma sono in calo i procedimenti definiti. Rimangono alte, rispetto al Centro Nord, anche le denunce con aggravante mafiosa.

Diminuiscono però, in linea con il trend già registrato l’anno passato, quelle per contraffazione, rapine in banca, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione o per reati che hanno a che fare con droghe e stupefacenti. Livorno continua a registrare il tasso medio annuo più elevato per quanto riguarda le segnalazioni per traffico e spaccio di stupefacenti, seguito da Firenze. Il porto di Livorno guadagna anche il primato nazionale per cocaina sequestrata nel 2018: 530 chili, che è una parte considerevole dei 589 recuperati in tutta la regione che catapultano la Toscana al terzo posto in Italia dopo Veneto e Lazio.

«Dobbiamo alzare il livello di consapevolezza per salvaguardare un corpo sociale e un apparato amministrativo che appaiono ancora sostanzialmente sani ma che non sono estranei a fenomeni di illegalità e infiltrazione da parte della criminalità organizzata – commenta Enrico Rossi, governatore della Toscana –. E poi rispondere al bisogno forte di giustizia da parte dei cittadini che è anche una condizione imprescindibile per la crescita, il benessere e la prosperità economica».