Mabro, crisi infinita. Via alla mobilità: fallimento vicino

Giuliarini: "Babbo Natale quest’anno ci ha fatto un bel regalo. Siamo davvero delusi"

Le operaie della ex Mabro durante l’occupazione del Consiglio comunale di Grosseto

Le operaie della ex Mabro durante l’occupazione del Consiglio comunale di Grosseto

Grosseto, 27 dicembre 2016 - Natale amaro. Amarissimo. I quasi 200 operai della ex-Mabro, l’azienda tessile grossetana, oggi conosceranno probabilmente il loro futuro. Che non sarà, come sembrava poco prima di Natale, di rinascita. Ma tutt’altro. Oggi infatti, le rappresentanze sindacali – insieme alle istituzioni, il commissario straordinario e alle vestaglie azzurre – si ritroveranno nella sede dell’associazione industriale di Grosseto in via Monterosa per l’attivazione della mobilità. Un primo passo verso l’appuntamento del giorno dopo, al tribunale di Grosseto, che potrebbe decretare davvero la fine per i 200 operai. E’ stato infatti il giudice a convocare il commissario ministeriale, Paolo Coscione, le rappresentanze sindacali e le rsu per fare il punto di una situazione che ormai è più che chiara. Da quello che filtra infatti pare che la storia della più grande azienda grossetana del dopoguerra sia destinato a finire con una parola che tutti esorcizzavano da sempre: fallimento.

«Babbo Natale ci ha fatto davvero un bel regalo quest’anno - prova a scherzare Maurizio Giuliarini, rappresentante della rsu della Cgil -. Sapevamo che poteva essere una possibilità anche quella di far decidere al giudice un probabile stato fallimentare, ma nessuno avrebbe creduto che la cosa potesse concretizzarsi davvero. Sicuramente anche se fosse stata una possibilità remota nessuno di noi ci credeva». Giuliarini prosegue: «Siamo davvero molto delusi - dice - anche perché credevamo che l’assegnazione ci fosse come era stato preventivato da tutti. E invece è andato tutto male». Gli operai, però, non gettano la spugna: «Non finisce certamente qui. Anche se ci dovesse essere il fallimento potremo sempre ripartire - dice -. La situazione è complicata davvero ma nessuno creda che gli operai della Mabro se ne staranno in silenzio a subire».

Intanto la mobilità. Una specie di ultimo salvagente per cercare almeno di rendere la vita un po’ più dignitosa, anche se non c’è un vero e proprio lavoro. «In questi giorni - prosegue Giuliarini - dopo aver appreso che la situazione delle due cordate è praticamente naufragata, abbiamo deciso di accellerare i tempi per il ricorso alla mobilità, altrimenti dal primo giorno del 2017, non avremo più nemmeno alcuna risorsa. Diciamo che, se ci riusciremo, sarà un piccolo paracadute che potrebbe durare anche un anno e mezzo».

Proteste, quindi, anche eclatanti, per ora solo annunciate. Parole che rimbombano sinistre ma che non saranno scritte a vuoto. Sì perché anche durante la protesta in Consiglio comunale, infatti, la maggior parte delle vestaglie azzurre avevano già deciso che il tenpo delle prese in giro era finito. «Se fallimento dovrà essere - hanno datto - non possiamo farci niente. Ma tutti dovranno spiegarci come mai quest’azienda è finità così». E saranno in tanti a dover rispondere.

M.Alf.