"Le palestre ora riaprono Ma quanti errori fatti"

L’avvocato Andrea Vasellini, campione di body building e titolare con la moglie di un’importante struttura, parla dei problemi del settore legati alla pandemia

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Si sta ritornando alla normalità? La vita riprende i suoi ritmi e anche lo sport, come abitudine, passione, necessità o voglia di rimanere in forma, ma anche ‘sfogo da tifoso’ torna ad essere praticabile all’aperto o in palestra, in piscina. Il governo Draghi, da un paio di settimane, ha stilato la nuova roadmap per la riapertura delle strutture sportive.

Abbiamo chiesto all’avvocato Andrea Vasellini, campione internazionale di bodybuilding e titolare con la moglie di una palestra a Grosseto, se queste sensazioni sono ormai diffuse e se si è tornati a svolgere attività.

"Ritengo un indice di solidità del governo, commenta Andrea Vasellini, l’aver stabilito date e modalità precise per il ritorno allo sport. Tuttavia l’uso di date en tranchant, per quanto efficaci, mettono a nudo quello che è stato il vero problema di tutta la pandemia: l’incapacità strutturale dello Stato di adattarsi a nuove realtà".

Può fare esempi?

"Mi spiego meglio: la maggior parte delle strutture sportive sono state trattate alla stessa maniera durante questo periodo, sebbene molte di esse potessero garantire attività in sicurezza. Si è preferito agire con un unico metro e per tutti i livelli, indipendentemente dalle caratteristiche particolari di ciascuna struttura e dagli investimenti fatti per adeguarsi alle nuove regole imposte dalla pandemia".

E Andrea Vasellini aggiunge: "Nello specifico delle palestre, si sono fatte stare chiuse strutture con grandissimi spazi o enormi pareti finestrate. Parametri come capienza o capacità di areazione sono stati ignorati. Ma diró di piú: con il giusto limite di persone per metro quadrato e mettendo su un sistema di prenotazioni, forse avremmo potuto tenere aperte l’80% delle strutture, garantendo loro almeno un fatturato di sostentamento, dando la possibilità a tutti di fare sport".

Tutto questo non è stato fatto, a suo parere, perché?

"Il nostro Stato non ha la forza per gestire le proprie risorse in maniera dinamica. Nel particolare, nonostante il gran numero di impiegati pubblici in Italia, il problema più grande sarebbe stato trovare il personale per controllare che le regole venissero rispettate. Così si preferisce chiudere tutti (è più facile) e i titolari delle attività non possono far altro che sperare che i contributi e gli aiuti bastino almeno a rimborsare gli investimenti fatti cercando di adattarsi alla pandemia. Quegli stessi investimenti fatti scommettendo che anche il governo avrebbe investito per adattarsi".

E invece?

"Invece la scommessa l’ha vinta chi non ha fatto niente, chi ha scommesso che anche stavolta il Governo non sarebbe stato in grado di rispondere in maniera pronta ed efficace. Quindi – conclude Andrea Vasellini, che in estate organizzerà a Marina uno straordinario evento di body building femminile – sebbene sia felice per le riaperture non posso che temere che non sia finita qua. Come tanti andrò in palestra, con la consapevolezza che innovare e adattarsi non basta in un’Italia che preferisce chiudere piuttosto che trovare nuove soluzioni".