'Il Covid è complesso. Ma ora lo conosciamo'

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Il reparto di Malattie infettive del Misericordia non ha più pazienti ricoverati per Covid e anche tutti gli ospiti e il personale sanitario della Rsa di Villa Pizzetti sono definitivamente guariti dalla malattia. Può essere dunque, questo un momento di calma per tracciare un bilancio degli ultimi quattro mesi. Cesira Nencioni è il direttore dell’Unità operativa complessa dell’ospedale Misericordia e ha vissuto ora per ora, minuto per minuto i giorni più caldi dell’emergenza.

Dottoressa Nencioni, volgendo lo sguardo indietro e ripercorrendo il ‘film’ di questi ultimi quattro mesi, cosa vede e cosa prova?

"Vedo giorni, settimane, mesi estremamente impegnativi per tutto il personale sanitario coinvolto. Sebbene, e per fortuna, il nostro territorio sia stato coinvolto in maniera minore dall’emergenza, è stata per tutti noi una prova difficile. Anzitutto perché all’inizio non sapevamo di cosa stessimo parlando, ma soprattutto allora (ricordo benissimo quando quel 4 marzo si presentò il primo caso di Covid19) non potevamo immaginare come il contagio potesse realmente impattare sulla nostra provincia".

La vostra più grande paura?

"Che potessimo vivere situazioni analoghe al Nord Italia con centinaia di persone malate che richiedevano assistenza ospedaliera, tutte nello stesso istante, nello stesso giorno. Per fortuna, invece, è andata bene. Abbiamo avuto un picco con diverse decine di ricoverati, ma abbiamo avuto comunque il tempo, e anche le capacità di preparci al peggio che fortunatamente non è arrivato. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i colleghi delle altre aree con i quali si è lavorato in sinergia per superare un momento veramente critico. Siamo stati una squadra molto unita".

Che idea si è fatta di questa malattia?

"Anzitutto che si diffonde davvero molto velocemente. Forse questa è la sua caratteristica principale. Per tale ragione le misure di sicurezza sul distanziamento sociale e sull’uso dei dispositivi di protezione sono corrette. In secondo luogo che è una malattia molto complessa, ovvero che non produce solo un determinato tipo di effetti e di danno; perché questo virus è capace di scatenare, almeno in alcuni soggetti, una reazione anomala del sistema immunitario. Allo stesso tempo, però, oggi la conosciamo molto meglio di 4 mesi fa e dunque il servizio sanitario offre risposte più efficaci benché ancora non esista una cura specifica".

Quindi se un cittadino dovesse ammalarsi oggi può stare ragionevolmente più tranquillo di quanto non potesse essere quattro mesi fa?

"Certo. Ma è importante gestire bene la malattia agli inizi".

Ecco, appunto. Dopo la tempesta mediatica delle ultime settimane c’è la possibilità che al primo mal di gola un comune cittadino possa spaventarsi e pensare al Covid19. Che fare in questi casi?

"I sintomi di un raffreddore sono facilmente distinguibili da quelli di una influenza. Direi che la comparsa di febbre, di qualunque gradazione, può essere il primo indicatore non di Covid19 ma di una situazione che va monitorata. E’ bene contattare comunque il proprio medico, il quale saprà come meglio gestire la cosa. Valuterà lui quali successivi step attivare".

Andrea Fabbri