Gessi rossi, terremoto: 5 indagati La Dda: "Traffico illecito di rifiuti"

Blitz di Procura antimafia e Noe allo stabilimento Venator e a Montioni: indagini sul presunto inquinamento

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di Matteo Alfieri

Un’indagine della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze, insieme ai carabinieri del Noe di Grosseto, allo stabilimento Venator Italy si è originato per indagare a fondo sulla questione dei gessi rossi, il rifiuto della produzione del biossido di titanio dello stabilimento maremmano e utilizzati per il ripristino ambientale e morfologico dell’ex cava di Montioni a Follonica.

Nell’azienda si sono presentati i carabinieri del Noe di Grosseto, con il supporto di circa 30 uomini del gruppo carabinieri che dallo scorso 29 settembre hanno cominciato le perquisizioni e le ispezioni di luoghi e cose, su ordine del sostituto procuratore Giulio Monferini che coordina l’indagine. Le perquisizioni sono state eseguite contemporaneamente a Scarlino, Follonica, Grosseto, Milano, Padova e Roma. Ovvero nelle sedi legali ed operative di società ed enti a vario titolo coinvolti nella vicenda. Molto gravi, anche se si tratta solamente di ipotesi, i reati che sono stati contestati, ovvero traffico illecito di rifiuti. Cinque gli avvisi di garanzia notificati ai rappresentanti legali delle società e dai responsabili dei procedimenti. Mentre nei confronti di tre distinte società è stato contestata la responsabilità amministrativa dell’ente per reati ambientali. Oggetto delle ispezioni è stato l’impianto di produzione a Scarlino e l’area della ex cava. All’indagine e poi all’esecuzione dei primi provvedimenti hanno preso parte anche due consulenti tecnici nominati dal Pm e dalla Pg della Procura di Firenze. Nel corso delle perquisizioni, i carabinieri del Noe hanno sequestrato documenti (anche informatici) ritenuti particolarmente utili per i successivi approfondimenti. Contestualmente sono stati effettuati sopralluoghi con rilievi tecnici e descrittivi delle aree che erano state segnalate: i tecnici hanno infatti effettuato sondaggi a varie profondità nell’area di cava, carotaggi e prelievi di numerosi campioni di rifiuto, oltre a campioni di acque di falda attraverso i piezometri esistenti nel sito. Altri campioni saranno prelevati da ulteriori piezometri realizzati nel corso dell’ispezione, sulla base di un progetto di indagine predisposto dai consulenti tecnici. Nell’impianto di produzione invece sono stati eseguiti campioni di materie prime impiegate nel processo produttivo dei gessi rossi, di rifiuto in uscita dall’impianto effluente e pronto per il conferimento in cava, nonché di acque di processo e di scarico. "Un quadro più preciso di un’eventuale gestione abusiva di ingenti quantità di rifiuti e di inquinamento – scrive la Direzione distrettuale Antimafia – potrà essere conseguito solo all’esito delle analisi di laboratorio sui campioni e delle valutazioni dei consulenti".