"Gessi rossi, ora la Regione depositi gli atti sull’inquinamento"

Barocci: "L’assessore Monni chiede una cosa ma i suoi uffici ne fanno una diversa. E ora c’è il ricorso al Tar"

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Da una parte c’è l’assessore regionale all’Ambiente che chiede agli uffici di "intervenire sull’autorizzazione al conferimento dei gessi nella ex cava di Montioni", dall’altra, però, il Settore Ambiente della Regione Toscana "ha fatto l’esatto contrario di quanto sostiene il suo assessore. Infatti la Regione, che fra un mese si presenterà in dibattimento per opporsi al ricorso presentato dal Forum Ambientalista per l’annullamento di questa autorizzazione regionale, ha depositato al Tar i documenti della sua memoria assolutamente fuorvianti in quanto affermano che i gessi rossi sarebbero impermeabili, non soggetti al dilavamento e incapaci di rilascio di inquinanti alle falde di Montioni".

E’ la situazione che evidenzia Roberto Barocci, leader del Forum Ambientalista, che ricorda appunto come sia stata proprio "la Regione, e non altri, ad aver autorizzato i gessi rossi a Montioni, anche sulla base di un’analisi del rischio, che addirittura dice testualmente che non c’è il dilavamento. Come se quei gessi non fossero responsabili dell’inquinamento già accertato delle falde idriche nella piana di Scarlino e Follonica e come se non fosse documentata la loro capacità di dilavamento".

"Fra meno di 30 giorni – dice Barocci – il giudice deve decidere sull’autorizzazione regionale al deposito dei gessi a Montioni, ma la Regione ha accuratamente evitato di presentare a questo giudice quanto ha già accertato la Commissione parlamentare d’inchiesta sui reati ambientali. Tale Commissione, operando da tre anni con le stesse regole di una Procura, ha approvato all’unanimità una relazione tecnica conclusiva dei suoi lavori, in cui si afferma che i gessi rossi non avevano le caratteristiche per essere reimpiegati per il recupero della cava di Poggio Speranzona. La Commissione parlamentare ha già documentato con analisi prodotte dai suoi consulenti che tra gli inquinanti accertati c’è anche il cromo esavalente, uno dei più pericolosi cancerogeni esistenti, ma non ci risulta che sia stata attivata dalla Regione e dai sindaci la legge che prescrive l’immediata perimetrazione delle falde inquinate e nessuno sa dire fin dove arriva questo inquinamento e se qualcuno utilizza quelle acque inquinate. La Regione porti in giudizio anche quei dati tecnici che hanno convinto l’assessore a chiedere di modificare le autorizzazioni su Montioni".