Gessi rossi, il "no" è ora "quasi" definitivo

Stoccaggio a Pietratonda, la Conferenza dei Servizi si chiude con un preavviso di diniego. L’Accornero ha chiesto altri dieci giorni

I "gessi rossi"

I "gessi rossi"

Si chiude con un preavviso di diniego e con la possibilità, così come previsto dalla legge, per Accornero-Venator di presentare entro i prossimi 10 giorni eventuali nuove deduzioni (la nona "osservazione"), prima della riunione definitiva. E’ il risultato della Conferenza dei servizi che ieri mattina si è svolta a Firenze in Regione sulla richiesta di stoccaggio dei gessi rossi nella ex cava di caolino a Pietratonda nel comune di Campagnatico. Stoccaggio che ha visto il no deciso e inequivocabile di tutto il mondo ambientalista ma anche di molti enti preposti al controllo: come il Comune di Campagnatico e la soprintendenza che hanno espresso parere negativo alla soluzione della ex cava che si trova ai piedi di Monteleoni, zona che tra l’altro ospita anche un’area salvaguardata dal Wwf. "La valutazione del progetto presentato nel maggio del 2019 è stata più lunga del normale e le responsabilità maggiori sono della società Accornero – inizia Roberto Barocci, presente ala riunione come rappresentante del Forum Ambientalista –. La società ha presentato un progetto iniziale molto lacunoso in Comune come fosse una semplice pratica edilizia e, successivamente, ha dovuto presentare almeno otto integrazioni, che non hanno sanato le lacune". Il Comitato Val di Farma e il Forum Ambientalista ieri hanno anche dovuto mettere a verbale che in violazione della legge che ne disciplina lo svolgimento, l’Amministrazione non ha valutato e dato risposte (negative o positive) alle osservazioni presentate. "E’ stata la Soprintendenza che ha chiesto chiarimenti sui contenuti delle nostre osservazioni – ha aggiunto Barocci – e la Regione ha chiesto di rispondere ad Accornero, che su molti punti è rimasta in silenzio. Il problema del ripristino ambientale, che grava su chi, terminati gli scavi di una cava, deve riportare il sito ad un profilo simile a quello esistente al momento della iniziale concessione statale, rimane intatto. Noi abbiamo documentato, attraverso foto aeree, planimetrie militari e i verbali su ben cinque progetti di ripristino presentati da Accornero tra il 2001 e il 2014, approvati dai vari uffici e mai attuati, che il profilo altimetrico del sito era al momento del rilascio della concessione in media cinquanta metri più basso dell’ultimo progetto presentato. Senza dimenticare – chiude Barocci – la mancata presentazione da parte di Accornero della Valutazione di Incidenza sugli obiettivi biologici tutelati nell’area protetta di Monteleoni".

Matteo Alfieri