Msc Grandiosa, focolaio Covid, "Chiusi in cabina per giorni senza assistenza"

L'odissea di Gianmarco e della figlia, risultata positiva. Dopo tre giorni in cabina, lo sbarco a Civitavecchia

Gianmarco Bonelli

Gianmarco Bonelli

Grosseto, 4 gennaio 2022 – Si è conclusa bene l'avventura di un grossetano e di sua figlia a bordo di una nave da crociera. Sono sbarcati oggi alle 15 a Civitavecchia,  dopo essere rimasti chiusi in cabina per tre giorni perché la ragazza è risultata positiva dopo un'escursione. 

Chiusi in 16 metri quadrati, per tre giorni, senza nessuna assistenza. E' l'incubo che hanno vissuto Gianmarco Bonelli e sua figlia quattordicenne, a bordo di una nave da crociera Msc Grandiosa, che era diretta a Malta, sulla quale è scoppiato un focolaio Covid. I due sono partiti dall'Amiata e si sono imbarcati lunedì 27 dicembre. Hanno fatto il tampone (negativo) 48 ore pima di salire sulla nave, poi all'imbarco. Ma poi Omicron è arrivata e in breve tempo 150 persone a bordo, secondo quanto racconta Gianmarco, sono risultate positive. Tra queste anche sua figlia quattordicenne.

Gli interni della Msc Grandiosa
Gli interni della Msc Grandiosa

“Dopo un'escursione a Marsiglia, rientrando sulla nave, abbiamo fatto il tampone – racconta l'uomo – e mia figlia è risultata positiva”. Di qui la loro odissea. “Ci hanno chiuso in cabina, senza contatti con nessuno. Nessuno che si sia interessato al nostro stato di salute. A me – denuncia l'uomo – non è stato fatto nemmeno il tampone. Non so se sono positivo o negativo. Per fortuna sia io che mia figlia siamo asintomatici, stiamo bene. Se avessimo avuto bisogno di medicinali non so come avremmo fatto”.

La nave da crociera Msc Grandiosa
La nave da crociera Msc Grandiosa

Per due giorni sono stati chiusi nella loro cabina da 16 metri quadrati. “Stanotte – spiega – ci hanno spostati in una un po' più larga, da 20 metri quadrati. Durante questi tre giorni nessuno ci ha fornito informazioni, nemmeno sulle modalità di sbarco. Anche per avere i pasti o la colazione mi sono dovuto attaccare al telefono per sollecitare il personale. E' assurdo il fatto che non abbiamo ricevuto nessun tipo di assistenza medica o psicologica o un qualche tipo di supporto dalla compagnia, anche se ci hanno evidentemente messi in quarantena”. 

Il lieto fine: lo sbarco a Civitavecchia

"Per fortuna alle 15 ci hanno fatto sbarcare in modo protetto e con transfert privato ci hanno accompagnato a casa. Adesso siamo a casa.  Comunque ci hanno sbarcato a Civitavecchia. A Genova è rimasta l'auto che poi provvederò a far recuperare tramite l'assicurazione e la società".

I furgoni con i quali sono stati riportati a casa i passeggeri positivi o in quarantena
I furgoni con i quali sono stati riportati a casa i passeggeri positivi o in quarantena

I furgoni con i quali sono stati riportati a casa i passeggeri positivi o in quarantena

 

 

Gli interni della Msc Grandiosa
Gli interni della Msc Grandiosa

La replica di Msc Crociere

“Ci dispiace per i disagi. Non abbandoniamo mai i nostri passeggeri. Anzi, li vogliamo sereni, sia dal punto di vista sanitario che economico. Per questo – replica la compagnia – applichiamo il nostro rigoroso protocollo di sicurezza e salute e, nell'ambito dei numerosi controlli, può emergere la positività di alcuni passeggeri, anche asintomatici”. “In quel caso – prosegue Msc Crociere – i passeggeri positivi e i loro contatti stretti vengono immediatamente isolati in cabine con balcone e assistiti dal punto di vista sanitario, venendo sbarcati nel primo porto disponibile, di concerto con le autorità competenti, per essere trasferiti in modalità protetta presso le loro abitazioni o presso strutture opportunamente preposte”.

I passeggeri positivi non perdono nemmeno i soldi della vacanza. “Rimborsiamo infatti la parte di crociera della quale non hanno potuto usufruire”, specifica la compagnia, che aggiunge: “Abbiamo trasportato in sicurezza oltre un milione di passeggeri dalla ripartenza delle crociere, cioè da agosto 2020, ad oggi. A bordo vengono applicati, infatti, protocolli di sicurezza che non trovano riscontro in nessun altro settore del turismo e dell’ospitalità, permettendo così di individuare casi di persone positive che a terra non sarebbero probabilmente mai stati neppure identificati e che rappresentano, in ogni caso, una percentuale nettamente inferiore rispetto ai casi di contagio sviluppati a terra”.