Ecoballe, si parte dopo cinque anni. Altri sei mesi per salvare il mare

Decretato lo stato di emergenza, Borrelli commissario. Il ministro Costa: "Faremo tutto il possibile"

Il recupero dele ecoballe

Il recupero dele ecoballe

Follonica (Grosseto), 24 luglio 2020 - Cinque anni per capire sul serio che – forse – tenere tonnellate di rifiuti in plastica in balìa del mare non era un granché rassicurante. Per qualsiasi mare, figuriamoci se si parla delle acque che stanno all’interno del Parco dell’Arcipelago toscano e di quelle del santuario del cetacei. Ma prendiamo il lato positivo: l’attesa è finita, il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale e adesso potranno iniziare le operazioni di recupero la cui regia è stata affidata ad Angelo Borrelli, numero uno della Protezione civile nazionale.

E’ un "mostro", quello che dovrà essere rimosso dal fondale. Sono 40 ecoballe che mettono insieme qualcosa "come 45 tonnellate – sottolinea Greenpeace – di rifiuti che hanno gravissime ripercussioni sull’ecosistema". Le "confezioni" perse dalla motonave turca "Ivy" il 23 luglio del 2015, in realtà, erano 56, ma sedici di queste o sono riaffiorate per iniziativa propria o sono state tirate su dalle reti di ignari pescatori.

Troppe cose dal giorno dello scarico in mare delle ecoballe non sono andate come avrebbero dovuto, a iniziare dal comportamento del capitano della motonave che non avrebbe segnalato niente a nessuno, tant’è che solo una settimana dopo la questione diventa nota, ovvero quando una di queste balle viene "catturata" da un peschereccio di Follonica. Da lì, partono inchieste (due, una della Procura di Grosseto, l’altra – più tardi – dei colleghi di Livorno), verifiche, nomine di esperti, monitoraggi. Insomma, la burocrazia si mette in moto subito. Si mette in moto, ma si dimentica di far partire la macchina degli interventi concreti.

Lo scorso 18 giugno, per dire, abbiamo organizzato un forum in redazione, a Grosseto, con l’ammiraglio Aurelio Caligiore (all’epoca con le funzioni di commissario, ma con pochi poteri decisionali), il sindaco di Piombino Francesco Ferrari, il commissario prefettizio di Follonica Alessandro Tortorella e Angelo Gentili, della Segreteria nazionale di Legambiente, e lì emerse un altro aspetto grottesco: tutti erano consapevoli dei rischi che si stavano correndo e della necessità di un intervento immediato (ministero dell’Ambiente in primis), ma non erano bastati 5 anni a far dichiarare l’unica cosa che poteva sbloccare la situazione. Lo stato di emergenza nazionale, appunto.

«Nel massimo di sei mesi – dice adesso il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – bisogna toglierle dai fondali del golfo di Follonica, perché altrimenti troveremo milioni di pezzi di plastica sulle spiagge e sulle coste". © RIPRODUZIONE RISERVATA