Crollo ponte S. Andrea: 2 condanne

Morirono tre operatori dell’Enel. Due anni a un tecnico e a un funzionario. Assolti gli altri due imputati

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di Angela D’Errico

Due condanne e due assoluzioni. Si chiude così il processo di primo grado per la morte dei tre dipendenti Enel finiti con la loro auto nel fiume Albegna la sera del 12 novembre 2012 mentre percorrevano il ponte di Sant’Andrea. Condannati a due anni di reclusione Gian Paolo Conti, dipendente della Costrade, società che aveva in appalto la manutenzione e la segnaletica delle strade provinciali, e Umberto Tozzini funzionario del settore viabilità della provincia, entrambi imputati di omicidio colposo. Per Conti il pm Arianna Ciavattini aveva chiesto l’assoluzione e 24 mesi per Tozzini. Assolti, invece, perché il fatto non costituisce reato Massimo Luschi e Renzo Ricciardi, dirigenti della Provincia, entrambi imputati di omicidio colposo e disastro colposo. Per loro la pubblica accusa aveva chiesto 30 mesi. Tozzini e Conti sono stati condannati in solido con Costrade e Provincia di Grosseto a risarcire le parti civili in separata sede. Il giudice Andrea Stramenga ha fissato una provvisionale di 50 mila euro per ciascuna delle parti civili. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà aspettare 90 giorni. Era la sera del 12 novembre di otto anni fa quando l’auto, con a bordo Paolo Bardelloni, 59 anni, Maurizio Stella di 47 e Antonella Vanni di 48, fu trascinata via dalla piena insieme a un pezzo del ponte che stavano percorrendo di ritorno da Roma. Fu proprio Conti nell’udienza del 4 marzo scorso a ricostruire gli interventi che aveva fatto quel giorno e il posizionamento della cartellonistica per interdire l’accesso al ponte. Avevano invece parlato di evento eccezionale sia per intensità che per durata delle piogge i consulenti di parte durante una delle udienze. Un punto sul quale concordarono i consulenti di parte e quello dell’accusa nell’udienza del 20 novembre. "Mi aspettavo la condanna di Tozzini – dice Paolo Serra, parte civile per la famiglia di Bardelloni – auspicavo però una condanna anche per Ricciardi e Luschi. Forse ad avere pesato è stato l’atteggiamento della Procura nei confronti di questa indagine". Il pm Alessandro Leopizzi, infatti, all’epoca chiese per due volte l’archiviazione e dopo che il giudice dispose le indagini coatte, ne chiese il non luogo a procedere. "È solo grazie alla battaglia portata avanti dalle parti civili contro l’archiviazione – dice l’avvocato Serra – e al sostituto procuratore Arianna Ciavattini che si è incardinato il processo". "Certo la responsabilità di Tozzini e Conti era la più evidente – aggiunge Serra – ma in sede di indagine doveva essere chiarita anche quella di Luschi e Ricciardi. Inoltre ci sono anche figure di alto livello che avevano responsabilità immediata in materia di protezione civile e idraulica e che non sono entrate nel procedimento". Tozzini, Luschi e Riccardi erano difesi dagli avvocati Carlo Valle e Luciano Giorgi. Conti era difeso dall’avvocato Adriano Galli.