Crac ex Mabro, condannati Favilli e Benassi

Tre anni e sei mesi e quattro anni ai due amministratori nel processo per bancarotta. Assolti per il filone di "Abbigliamento Grosseto"

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Si chiude il processo per bancarotta fraudolenta relativo al fallimento Mabro Spa e Abbigliamento Grosseto, due procedimenti riuniti con tre imputati (uno, Franco Bosco, nel frattempo è deceduto), Maurizio Favilli, Giorgio Benassi e Gianluca Mauro che negli anni avevano guidato l’ultima fase dell’azienda tessile grossetana. Ieri il collegio del tribunale di Grosseto, dopo 11 anni di udienze, formato da Laura Di Girolamo (presidente), Andrea Stramenga e Marco Bilisari ha condannato Maurizio Favilli a 3 anni e sei mesi e Giorgio Benassi a 4 anni (difesi dall’avvocato D’Amato). Gianluca Mauro (difeso dall’avvocato Edoardo Orlandi) è stato invece assolto (come Favilli e Benassi) per il filone di indagine che riguardava "Abbigliamento Grosseto", l’azienda che gestì prima del crac l’azienda tessile di via Senese. I tre erano imputati dunque anche per "Abbigliamento Grosseto", di cui erano stati amministratori nel periodo tra il 2008 e il 2012. Erano accusati di aver aggravato il dissesto della Mabro astenendosi dal richiederne la dichiarazione di fallimento dal 2009 e poi compiendo operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento stesso che invece fu poi deciso poco dopo. Nel 2007, Mabro aveva prodotto ricavi per oltre 17 milioni di euro. Secondo l’accusa portata avanti dal pm Salvatore Ferraro (che aveva chiesto cinque anni per Maurizio Favilli e Giorgio Benassi e tre anni per Gianluca Mauro), il dissesto finanziario dell’azienda sarebbe stato aggravato dal fatto che non sarebbe stata chiesta la dichiarazione di fallimento già dal 2004 ma anche che sarebbero state compiute operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento, consumando una notevole parte del patrimonio con operazioni manifestamente imprudenti. Nei bilanci 2005-2008 sarebbero stati esposti fatti non rispondenti al vero e omessi altri di cui sarebbe stata obbligatoria la comunicazione. Gli avvocati Alessandro D’Amato e Edoardo Orlandi hanno annunciato l’appello.