"Non vogliamo aiuti. Vogliamo solo lavorare"

Una delegazio ne grossetana della Fipe Confcommercio ha partecipato alla manifestazione di ieri a Firenze per protestare contro le restrizioni

Un momento della protesta

Un momento della protesta

Grosseto, 29 ottobre 2020 - Una manifestazione pacifica, ordinata, silenziosa e partecipatissima, quella organizzata ieri in piazza del Duomo a Firenze da Fipe-Confcommercio Toscana, la federazione dei pubblici esercizi, in contemporanea con altre città italiane, e alla quale ha partecipato una folta delegazione di ristoratori maremmani. A guidarli il presidente della Fipe-Confcommercio di Grosseto, Danilo Ceccarelli e i vice presidenti Ugo Quattrini e Sandro Giustarini. "È stata una manifestazione ’statica’ come vuole l’ultimo Dpcm di Conte, con 16 tovaglie apparecchiate a terra in segno di protesta, con piatti e bicchieri rovesciati a testimoniare simbolicamente l’enorme crisi che sta vivendo il settore a causa delle norme restrittive emanate con l’ultimo provvedimento del presidente del Consiglio dei ministri. «A fronte del nuovo decreto Ristori, dove si avvisa la possibilità di dare un risarcimento per i danni economici provocati dalle recenti misure imposte, noi chiediamo di poter lavorare – spiega Ceccarelli –. La nostra attività è anche la nostra ragione di vita, nonché la fonte di sostentamento delle nostre famiglie e delle famiglie dei nostri numerosissimi dipendenti. L’obiettivo che ci poniamo con questa manifestazione è di chiedere la possibilità di rimanere aperti, assicurando il massimo impegno nel rispetto delle normative". "Il vero problema da risolvere è ancora ovviamente la pandemia sul piano sanitario – continua il presidente della Fipe Grosseto –, ma va fatto tutelando la vita delle attività produttive del nostro Paese. Riteniamo che se la logica da seguire per contenere i contagi è quella del distanziamento sociale, allora si dovrebbe intervenire su altri fronti, come sul sistema dei trasporti pubblici. I nostri pubblici esercizi si sono impegnati, in questi mesi, nel rispettare tutte le direttive indicate dal Governo, anche facendo degli investimenti. E ci chiediamo soprattutto perché se le nostre attività sono omologate per il pranzo, non lo debbano essere anche per la cena".