Concordia, confermata la condanna di Schettino in Cassazione, è in carcere

C'era grande attesa per la sentenza della Corte a Roma. L'ex comandante: "Busso in carcere perché credo nella giustizia"

L'ex comandante Francesco Schettino

L'ex comandante Francesco Schettino

Grosseto, 13 maggio 2017 - Confermata in Cassazione la condanna a sedici anni di carcere all'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia, che provocò la morte di 32 persone. La sentenza è arrivata intorno alle 20 di venerdì 12 maggio. Francesco Schettino si è costituito in carcere, nell'istituto penitenziario romano di Rebibbia. "Busso in carcere perché credo nella giustizia", queste le parole di Francesco Schettino subito dopo la sentenza. La sentenza della Cassazione, terzo grado di giudizio sulla tragedia del 12 gennaio 2012, era molto attesa anche e soprattutto dalle circa quaranta parti civili. Si riaprono infatti le ferite per i parenti delle trentadue vittime. E il marito di una delle vittime dice a Schettino: "Te lo meriti". 

L'avvocato di Francesco Schettino aveva riferito in mattinata che, in caso di condanna, il suo assistito era pronto a costituirsi in carcere. L'ex comandante, che rispondeva di una serie di accuse, dal naufragio colposo, all'omicidio colposo plurimo, le lesioni colpose, l'abbandono della nave e di persone incapaci, ha atteso la sentenza non a casa. Ha preferito infatti lasciare l'abitazione di Meta di Sorrento per evitare pressioni mediatiche, in queste ore molto forti.

"Le sentenze si rispettano, mi ha detto 'vado in carcere e mi costituisco'", ha detto ai microfoni di SkyNews24 l'avvocato Saverio Senese, "avevamo valutato e avevamo deciso che nell'ipotesi negative si costituisse, ed è capitato che tale ipoesi si concretizzasse". L'avvocato ha poi aggiunto: "Ci sono state violazioni del diritto di difesa. Dopo le motivazioni valutero' se ricorrere alla Corte Europea".

"Questa sentenza dimostra che la procura di Grosseto ha lavorato bene, anche se alla fine mi dispiace umanamente...", ha detto Francesco Verusio, l'ex procuratore capo di Grosseto che, con i magistrati Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza e Maria Navarro, ha guidato le indagini sul naufragio della Costa Concordia.

A Meta di Sorrento, paese di Schettino, tutti hanno seguito la vicenda. «E' stata un'attesa triste quella di oggi» fa sapere il parroco Don Antonio Soldatini, che celebra messa tra la chiesa di Santa Lucia a due passi dalla casa dell'ex comandante Francesco Schettino, condannato oggi anche dalla Cassazione, e la chiesa di Santa Maria del Lauro.

E commenta così la condanna a 16 anni di Schettino: «Sono dispiaciuto per lui, che resta sempre un amico, una persona perbene, sono dispiaciuto per la sua famiglia e per le famiglie che hanno perso un caro durante il tragico naufragio del 13 gennaio 2012. Sono fatalità, a volte la vita ci mette alla prova. Ma credo che le responsabilità non siano state solo le sue».

Non ci sono commenti invece da parte di Gregorio De Falco, che quella notte pronunciò il famoso "Salga a bordo c...o". Il militare ha opposto un cortese rifiuto a qualunque domanda ammettendo solo che sta viaggiando da Napoli (dove sta svolgendo il nuovo incarico) verso Livorno per trascorrere il weekend in famiglia. La moglie dell'ufficiale Raffaella De Falco, ha invece riferito solo poche parole, commentando la sentenza e il fatto che Schettino si sia già costituito a Rebibbia: «Mi auguro che ora abbia il tempo di meditare su quello che ha fatto e soprattutto sulle sue condotte successive a quella immane tragedia».

«Si chiude una parentesi dolorosa - dice il sindaco di Isola del Giglio Sergio Ortelli - ma rimane ancora aperta una ferita per la comunità di Isola del Giglio. Continuano infatti su altri tavoli le vicende giudiziarie in ambito civile»