"Con il lockdown calo del gioco d’azzardo"

Ad affermarlo è Fabio Falorni, responsabile dell’unità dipendenze dell’area distretto Amiata grossetana-Grosseto-Colline Metallifere

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Ci può essere un lockdown che fa bene: quello dei punti fisici del gioco scommesse, con particolare riguardo al settore Videolottery e assimilati. Perché se da una parte questo tipo di chiusura può creare un danno (che a seconda dei punti di vista può anche essere considerato limitato) agli esercenti, dall’altra, porta indubitabili benefici sulla salute delle persone. Lo conferma Fabio Falorni, responsabile dell’unità funzionale dipendenze dell’area distretto Amiata grossetana-Grosseto-Colline Metallifere. "Con il precedente lockdown, quello della primavera – dice Falorni – abbiamo notato un sensibile calo degli accessi al servizio, segnale evidente che quando non c’è l’offerta di questo tipo di ‘attrazioni’, non c’è nemmeno la domanda, o almeno quest’ultima risulta essere molto più affievolita. Una considerazione, questa, che ci viene confermata dal fatto di non aver notato un travaso di giocatori dalla rete fisica, a quella virtuale come sarebbe stato logico aspettarsi. A metà marzo, ancor prima del lockdown totale, le Videolottery e gli altri punti per il gioco scommesse – prosegue Falorni – sono stati chiusi e poche settimane dopo abbiamo potuto notare che più o meno il 50% dei giocatori assidui ha colto l’occasione per smettere di giocare". Insomma, una sorta di terapia d’urto che sembra aver avuto effetto positivo, almeno sui numeri. A oggi l’Unità funzionale dipendenze dell’area distretto Amiata grossetana-Grosseto-Colline Metallifere segue circa 70 persone, un dato più o meno in linea con quello del 2019 e con la media del quinquennio 2015-2019. Ma il messaggio sul quale insiste il dottor Fabio Falorni è quello che è stato suggerito all’evidenza della serrata imposta al settore del gioco d’azzardo lecito.

"Si è visto bene – ribatte Falorni – che se si riducono le opportunità di gioco in spazi fisici, si riduce parimenti anche il numero di giocatori. Ci sono persone che riescono a smettere da sole, spinte dalla mancanza di luoghi ove potersi rifugiare per dare sfogo alla propria compulsività". La strada per combattere la ludopatia, dunque, sembra essere tracciata: quello di ridurre il più possibile il numero dei punti di accesso al gioco. Alcuni Comuni della Maremma si sono organizzati, prendendo le contromisure attraverso i propri regolamenti. Ma forse lo sforzo, nei prossimi mesi, dovrà essere ancor più intenso. E si dovranno trovare gli strumenti più idonei per assicurare una forma di protezione ‘indiretta’ a una fascia di popolazione che per una debolezza indotta anche dal difficile momento economico è esposta a un rischio maggiore.

Andrea Fabbri