Con "Cambio Piano" nuovo futuro per i boschi

Oggi il convegno sul progetto che si basa su due anni di studi sul territorio. Si punta ad una gestione forestale ancora più virtuosa e sostenibile

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Oggi dalle 9.30 alle 13.30 nella Sala del Popolo di Santa Fiora è in programma il convegno conclusivo del progetto "Cambio Piano". L’incontro offre molti spunti di riflessione partendo dalla organizzazione e pianificazione dei Piani di gestione forestale. Intervengono le istituzioni locali e alcuni tecnici che hanno lavorato al progetto.

Cambio Piano è un progetto di cooperazione finanziato al 90% dal Gal Far Maremma che ha coinvolto Ctm Srl e la Cooperativa Silva, imprese forestali di Santa Fiora, l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e il Consorzio Forestale dell’Amiata. Sviluppatosi in due anni, il progetto dal valore di 110mila euro ha permesso ai soggetti coinvolti di mettere in campo azioni fondamentali per progettare i piani di gestione forestale del domani, in maniera ancora più virtuosa e sostenibile.

"Con questo progetto – spiega Giovanni Alessandri, tecnico che ha coordinato le attività progettuali e sul campo assieme al coordinatore scientifico, il pofessore Rodolfo Picchio della Unitus- Dafne – si è cercato di sperimentare pratiche relative alla gestione forestale, cercando di innovare alcuni passaggi".

L’affiancamento della tecnologia di precisione alle attività di routine che si svolgono nel bosco, l’innovazione nei processi di utilizzazione, la sostenibilità ambientale delle attività forestali, la riduzione dell’impatto dei mezzi all’interno dei boschi e infine un impegno ancora maggiore nel trasformare le materie di scarto in risorse da immettere nuovamente nel mercato, hanno rappresentato le principali azioni messe in campo.

"Abbiamo lavorato all’applicazione della selvicoltura di precisione – dice Alessandri – usando strumenti satellitari, droni e telecamere tecnologicamente avanzate che permettono una mappatura del bosco in maniera ancora più precisa e puntuale. Sono state sviluppate buone pratiche per la gestione forestale, come ad esempio, aumentare l’interfaccia tecnologica progettooperazione di esbosco, creare un approccio sinergico tra selvicoltura e carico di ungulati, monitorare il disturbo all’ecosistema forestale per stimarne la capacità di recupero, trasformare il legname di scarto delle utilizzazioni in carbone. Per arrivare a queste buone prassi sono stati fatti test per la produzione di carbone made in Amiata". È stato indagato i rapporto tra taglio del bosco e fauna selvatica, l’impatto che hanno i macchinari nei boschi e l’impatto che hanno i cambiamenti climatici sul suolo.

"I risultati del progetto – dice Fiorenzo Caselli, presidente del Consorzio Forestale – le prenderemo in considerazione al momento della stesura dei nuovi piani di gestione che saranno redatti dal Consorzio Forestale dell’Amiata".