Il rapporto Arpat sulla mappatura dell’amianto desta non poche preoccupazioni per i cittadini di Grosseto, perché sono diversi i siti dove il pericoloso materiale è tuttora presente, esposto agli eventi atmosferici, costituendo un serio pericolo per la salute pubblica. Il rapporto conferma la presenza dell’amianto in diversi siti: ci sono infatti 3.760 metri quadri nell’impianto industriale della ex Rama in via Topazio, negli uffici di Arpat in via Fiume, in via Scansanese 202 nell’impianto della San Lorenzo Laterizi e nella chiesa del Sacro Cuore in piazza Galeazzi.
L’associazione ecologista ‘Gruppo d’Intervento odv’ ha inoltrato una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di bonifica al Comune di Grosseto, ai Carabinieri Forestale, informando il Ministero dell’Ambiente e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto. "L’abbandono – scrive l’associazione – ed il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo, nelle acque superficiali e sotterranee sono vietati: il sindaco competente dispone con ordinanza a carico del trasgressore con il proprietario e con il titolare di diritti reali o personali sull’area la rimozione dei rifiuti ed il ripristino ambientale. Trascorso infruttuosamente il termine assegnato, provvede d’ufficio l’amministrazione comunale in danno degli obbligati". In particolare, per quanto riguarda le lastre in eternit, "possono rilasciare fibre di amianto se abrase, perforate, spazzolate o se deteriorate, con gravi conseguenze per la salute delle persone che ne vengono a contatto. Per tali motivi, il nostro ordinamento prevede specifiche modalità per lo smaltimento delle lastre realizzate con fibre di amianto. Un intervento di bonifica in tempi brevi è fondamentale per la tutela della salute pubblica".