Morte di Alda Albini, caso chiuso: "Non fu un omicidio"

Il giudice Marco Mezzaluna ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura, anche dopo l’opposizione dell’ex genero

Il recupero del corpo; nel riquadro, Alda Albini

Il recupero del corpo; nel riquadro, Alda Albini

Grosseto, 30 ottobre 2021 - Tre anni e mezzo dopo – e due indagini serratissime in mezzo – il giallo di Alda Albini, la settantene trovata cadavere in un dirupo a Roccatederighi il 21 gennaio del 2018 è risolto. O forse, non c’è mai stato. Non fu omicidio, come sosteneva l’ex genero, che aveva chiesto la riapertura del caso. "Rimane il dato di fatto oggettivo e indiscutibile del consulente tecnico che ha eseguito l’autopsia – scrive il gip Marco Mezzaluna – escludendo quale causa della morte un fatto umano dovuto a terzi e riconducendola a un evento naturale".

Secondo il giudice che ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura - anche dopo l’opposizione dell’ex genero – "l’unica ipotesi che rimane sul tavolo e che appare più credibile è quella che vede la signora Albini addentrarsi volontariamente nella boscaglia (per scelta, perché le era caduta la borsa o per un momento di obnubilamento), perdere stabilità e scivolare verso il basso perdendo gli occhiali". E "arrivata nella parte pianeggiante "pecorrere ancora pochi metri per poi cadere da un’altezza di cinque metri, riportando la frattura della vertebra con il conseguente arresto cardio-circolatorio". Certo resteranno per sempre "margini di dubbio" sull’esatta dinamica ma ciò che "le indagini consentono di escludere è proprio quello che nel corso delle conversazioni telefoniche l’ex genero ipotizza, ovvero il gesto omicida da parte dei figli della signora".

Il giallo di Alda scoppiò nel dicembre del 2019. Inizialmente, in seguito alla denuncia di scomparsa, la procura aveva ipotizzato un sequestro di persona ma dopo il ritrovamento del corpo, ad opera di alcuni bambini che giocavano sul letto del fiume, e dell’autopsia sul cadavere in cattive condizioni anche per l’intervento di animali selvatici, il fascicolo era stato archiviato. L’avvocato Paolo Florio, difensore dell’ex genero, aveva però sollecitato la riapertura delle indagini sulla base di una consulenza tenica di Luciano Garofano, ex capo dei Ris di Parma e di dichiarazioni raccolte nelle indagini difenive oltrechè del sospetto che la donna avesse in uso una seconda utenza telefonica sulla quale non erano stati svolti accertamenti e intestata alla figlia (si scoprirà invece che il telefonino c’era ma era in uso al figlio, nipote dell’anziana ndr).

Il 19 dicembre il gip autorizzò la riapertura delle indagini iscrivendo il fascicolo per omicidio volontario contro ignoti e affidando tre consulenze tecniche: tossicologica, informatica e biologica ai Ris. Non solo la procura ottenne di intercettare alcuni telefoni e sollecitò un chiarimento al medico legale che aveva già svolto l’autopsia. A marzo 2020 il procuratore capo Maria Navarro e il pm Salvatore Ferraro avevano chiesto l’archiviazione dell’indagine: in 25 pagine ripercorrevano tutti gli accertamenti svolti che non avevano portato a scoprire alcun misterioso omicidio né un eventuale movente e stigmatizzando la richiesta di riapertura delle indagini. "Appare del tutto evidente che l’intenzione della parte che ha richiesto di riaprire le indagini non sia tanto quella di accertare la verità dei fatti quanto piuttosto di strumentalizzare il procedimento in questione per ottenere l’affidamento dei figli. Palesi ed inequivoche in tal senso – scrivono i pm – sono le intercettazioni telefoniche in cui, parlando della vicenda l’ex genero non fa mai riferimento alle indagini quale strumento per accertare la causa del decesso dell’ex suocera ma costantemente manifesta il suo desiderio che le indagini possano portare all’incolpazione (dell’ex moglie), anche attendendosi a breve il suo arresto".

L’uomo si era poi opposto alla richiesta di archiviazione: udienza il 30 settembre scorso con procura al completo, opponente e legali dei figli (avvocati Cristina Ciace e Alessandro Canino). Il pm Ferraro, in particolare ha spiegato che senza un omicida non può esserci un omicida e di opposizione "pretestuosa" per "tenere in vita il procedimento" per "strumentalizzare" la vicenda a fini civilistici e arrivando – nella discussione – a ricordare quanto sia labile il confine con la calunnia. Poi, come detto, l’archiviazione depositata nelle ultime ore.