Al Frantoio la mostra "Time will tell"

L’esposizione unisce i due artisti e attivisti sudafricani. Zanele Muholi e Robert Hamblin

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Tra fotografia e disegno, la mostra ‘Time will tell’ al Frantoio di Capalbio riunisce due artisti, Zanele Muholi e Robert Hamblin, attivisti sudafricani impegnati sui temi della discriminazione sociale, di genere e di razza, per la prima volta insieme in un progetto a due voci. Curata da Francesca de’ Medici e Davide Sarchioni, la mostra propone nella sezione dedicata a Muholi una serie di sessanta fotografie in bianco e nero, soprattutto autoritratti, che l’artista ha realizzato tra il 2009 e il 2022, tratti dalle celebri serie tutt’oggi in progress ‘Faces and Phases’, costituita da ritratti di donne queer nere sudafricane, e da ‘Somnyama Ngonyama: Hail the Dark Lioness’, autoritratti "di grande intensità – affermano i curatori – in cui l’artista indossa abiti, accessori e oggetti legati metaforicamente a storie di discriminazione e violenza razziale e di genere". Anche di Hamblin sono esposti i suoi autoritratti, molti dei quali eseguiti a inchiostro su carta "con una gestualità impulsiva e a tratti irruente – spiegano i curatori – che, seppur intimamente meditata, si manifesta quale sfogo del tutto interiore in un’ampia varietà di immagini emotivamente toccanti e coinvolgenti". Sempre di Hamblin ci sono anche intensi autoritratti fotografici in cui l’artista si è immortalato in pose e atteggiamenti "che travalicano pregiudizi e limiti di genere – proseguono i curatori – rivelando le cicatrici degli interventi chirurgici quali segni e ferite esistenziali". "Credo fermamente nell’arte come strumento necessario per realizzare processi di coesione e di cambiamento sociale – dichiara Maria Concetta Monaci, presidente dell’associazione culturale Il Frantoio – e per questo sono orgogliosa di organizzare e presentare negli spazi espositivi della nostra galleria la mostra di due ‘artivisti’ che lottano da tempo contro le discriminazioni sociali e di genere, con la voglia di suscitare riflessioni profonde su un argomento oggi più che mai urgente e imprescindibile, per ispirare il nostro pubblico e soprattutto le nuove generazioni". "Muholi e Hamblin – afferma il curatore Davide Sarchioni – sono riusciti a trasferire, con modalità differenti, le proprie vicende ed esperienze di vita in un linguaggio artistico potente, diretto e poetico. Mettendo coraggiosamente in gioco anzitutto sé stessi in prima persona, le loro immagini evocano storie nelle quali tutti noi siamo coinvolti". "Quando il Sudafrica cominciò a imporre dei lunghi periodi di isolamento per via del covid – aggiunge la curatrice Francesca de’ Medici – Muholi e Hamblin, amici dal 2006, si ritrovarono confinati ciascuno a casa propria e iniziarono a progettare una mostra assieme". Riccardo Bruni