Grosseto, 4 maggio 2014 - «“IL MERCATO è in crisi, il nostro lavoro ormai è una guerra e voi siete i soldati”. A quelle parole del mio capo risposi: “In guerra vacci tu, io vado a vivere al mare” e lasciai Milano per trasferirmi a Grosseto, dove ho realizzato il mio sogno». Inizia così la seconda vita di Paolo Origlio — mamma livornese e papà messinese — 44 anni, per 12 funzionario commerciale in aziende che fanno capo al gruppo Sky. Lui, che ha conosciuto gli anni ruggenti della «Milano da bere», ha scelto la placida Maremma per realizzare il suo Sognalibro, il primo Bed & breakfast letterario.

 

Tre stanze nel centro di Grosseto (in via Crispi), ognuna dedicata al libro che Origlio ha amato di più, e che più lo rappresenta: «Il Gattopardo», un omaggio alle sue origini siciliane, «Cyrano de Bergerac» tributo all’onore e all’amore che si fa parola. E infine «Alice nel paese delle meraviglie», un tuffo nel mondo del sogno e della fantasia. «Non volevo solo fuggire da una Milano in cui non mi riconoscevo più e dal “plasticoso” mondo della pubblicità — spiega Origlio — volevo anche condividere la gioia di un buon libro e un pasto genuino con gli altri. Volevo svegliarmi e vedere il sole sopra i tetti non le nuvole nere della città-metropoli, volevo respirare la brezza marina e perdermi nelle distese verdi incontaminate. E l’unica città che poteva darmi tutto questo era Grosseto, dove nel 2009 mia madre aveva ereditato una casa dalla sua amica, la professoressa Franca Radiconi. Decisi di “adottare” quell’appartamento abbandonato da anni e di restituirlo ai suoi veri proprietari: i libri».


Sono infatti i libri ad accogliere per primi gli ospiti del Bed & breakfast «Al Sognalibro», libri che i viaggiatori possono trovare sotto il cuscino, custoditi in un sacchetto di iuta dove sono stati lasciati dal viaggiatore che li ha preceduti. Una sorta di bed bookcrossing che il vulcanico Origlio ha ideato per far circolare libri, cultura, emozioni.

 

Ma non è tutto. La seconda passione di Origlio, libri a parte, è sempre stata la cucina. «Mi piace stare ai fornelli per gli altri — racconta —, a Milano facevo lo chef vegetariano a domicilio. Non ho le stellette — sorride, lui che ha lasciato cravatte e titoli nella polverosa casa di Milano —. Le mie credenziali le forniscono i clienti, chi ha assaggiato i miei piatti mi richiama. Concordiamo il menù, faccio la spesa, cucino e mi dileguo, lasciando tutto pulito prima che arrivino gli ospiti, così il padrone di casa può anche prendersi il merito della cena». Ammicca Paolo, pensando a chissà quanti amori saranno scoppiati davanti a uno dei suoi piatti. Al Sognalibro finora si è limitato a preparare le colazioni per i suoi ospiti «La casa mi ha assorbito totalmente, ma vorrei riprendere l’esperienza dello chef a domicilio». Nel frattempo, a gustare i suoi manicaretti sono gli ospiti del Bed & breakfast, che lo scelgono per i libri e ci tornano per l’ospitalità.
Agata Finocchiaro