Grosseto, 28 aprile 2014 - E' ripreso a Grosseto il processo contro l'ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, per il naufragio del 13 gennaio 2012 di fronte all'Isola del Giglio nel quale morirono 32 persone.

Al processo è stata fatta ascoltare un'intercettazione di una conversazione tra l'ufficiale di macchina Hugo Di Piazza e un amico, parole che mettono in evidenza le fasi drammatiche successive all'impatto della Concordia contro il fondale: "C'era gente che cadeva in acqua, c'era chi nuotava, altre persone sbattevano da una parte all'altra della nave come palline del flipper. Non erano solo passeggeri, c'erano anche altri dell'equipaggio, come i filippini". 

Di Piazza prosegue dicendo che "dei suoi, nessuno l'ha protetto", riferendosi agli ufficiali nei confronti del comandante Schettino. "Volevano buttarla sul blackout, ma non c'è stato modo, a parte dopo la botta. Quando sono finite le batterie si e' attivato il generatore". Il brano conclude: "Ha aumentato la velocità, da 14 nodi è voluto andare a 16. Si sapeva dell'inchino, ma andava troppo forte. In macchina abbiamo sentito lo sbandamento e poi arrivò l'acqua. Il comandante? Non lo so cosa voleva fare. Era tre volte che si avvicinava sempre di piu'. Era una specie di sfida con sé stesso"

Secondo alcuni legali dei passeggeri, questa conversazione evidenzierebbe "l'errore del personale di bordo di avviare parte dei passeggeri sul lato di dritta, che nell'inclinazione della nave andava verso il basso e dove si verificò la maggior parte dei decessi" tra le 32 vittime.

Nell'udienza si sono sentite anche le drammatiche telefonate al 112 di Grosseto da parte dei passeggeri: "Non vogliono calare le scialuppe, la nave si piega e va sempre più giù. Aiutateci vi prego, ho due bambini. Ci massacrano come pecore":  E' la prima volta che si sentono le voci della gente in preda al panico mentre chiedono soccorso ai numeri di emergenza in telefonate fatte sentire al processo di Grosseto nel pomeriggio. In particolare sono state fatte ascoltare le telefonate di un passeggero che più volte si rivolge ai carabinieri: "Non vogliono calare le scialuppe _dice_ la nave si piega". L'operatore del 112 lo tranquillizza dicendo che stanno arrivando i soccorsi, ma il passeggero: "Ma fra quanto? Non si vede nessuno, la nave si sta piegando". Alle 22.51 un'altra telefonata al 112 dalla Costa Concordia informa i carabinieri cosi': "Ci stanno facendo uscire dalle scialuppe, che cosa dobbiamo fare? Aiutateci vi
prego, non ci dicono niente, abbiamo dei bambini, ho figli piccoli, aiutateci. Non vediamo niente, la nave va sempre piu' giu'". E ancora, in un'altra telefonata successiva: "Ci stanno massacrando come pecore, mandate qualcuno, presto. La gente si sta buttando dentro le scialuppe. La nave si muove, si piega, ma ci hanno fatto uscire dalle scialuppe".

Le parti civili hanno anche ricordato che oggi era attesa come testimone una passeggera, Angela Blanc, che avrebbe potuto raccontare al processo come morì l'amica Gabriele Grube proprio in quelle circostanze, ma che invece è assente per malattia. La conversazione è stata proposta durante la testimonianza del maggiore dei carabinieri Andrea Lachi che sta riferendo sulle indagini sul naufragio.

Nella sua testimonianza, Lachi ha riferito che la sera dell'incidente al Giglio, dalla Costa Concordia chiesero a una motovedetta della guardia di finanza di venire trainati dopo l'urto, ma i militari a bordo commentarono, con una certa ironia, come cosa piuttosto difficile che una piccola motovedetta potesse rimorchiare una grande nave da crociera.

Il teste ha riferito che alle 22.48 del 13 gennaio 2012 "l'ufficiale cartografo della Concordia Simone Canessa chiese alla motovedetta, su richiesta della plancia di comando, di essere trainati", ma dopo questa richiesta risulta anche che "si sente commentare sulla motovedetta che sarebbe stato impossibile trainare una nave come la Concordia".

Una circostanza che dimostrerebbe la la poca lucidità sulla plancia di comando della Concordia.

"Il comandante Schettino non ha chiesto alla motovedetta della Gdf di trainare la Concordia ma richiedeva un intervento per stabilizzare la prua con un cavo": ha detto ai giornalisti il difensore di Schettino, avvocato Donato Laino, in una pausa dell'udienza criticando le affermazioni del maggiore dei carabinieri Andrea Lachi che stamani testimonia al processo.

"Quella dell'ufficiale è una sua interpretazione della circostanza - ha continuato l'avvocato Laino -, perché è impossibile che una motovedetta della Gdf possa trainare una nave da crociera", in particolare della stazza della Concordia. Anche nell'udienza di oggi Francesco Schettino, in aula per assistere al processo e ha riibadito la sua tesi in una dichiarazione spontanea: "Feci chiedere all'ufficiale Canessa un cavo alla motovedetta della Gdf per tenere in forza la prua ed evitare che scivolasse sotto nella scarpata, non era certo mio intento far rimorchiare la nave, è stata un'interpretazione data dall'ufficiale".

Al processo, poi, c'è una sorta di giallo su una telefonata scomparsa che, se recuperata, dimostrerebbe che Francesco Schettino telefonò alle autorità per avvisare che non era più sulla nave: nel materiale di indagine questa conversazione non risulta, mentre per la difesa di Schettino esiste, risale alla mezzanotte e 27 minuti, quando la Concordia si coricava definitivamente di fianco davanti al Giglio, e dimostrerebbe la buona fede di Schettino. "Feci delle telefonate subito dopo che la nave si incagliò _ha detto lo stesso Schettino ai giornalisti, uscendo dal teatro di Grosseto dove si svolge il processo_ Telefonai per far confluire i soccorsi, per far perlustrare la zona e verificare se ci fossero delle persone in acqua. Chiedevo soccorsi informando che in quel momento purtroppo ero stato costretto a uscire fuori bordo". Aveva già dichiarato lei di esser sceso dalla nave? "No, io avevo detto di essere stato proiettato fuori bordo", ha precisato l'imputato. "La telefonata, che è registrata come tutte quelle di soccorso _ha detto ancora Schettino_era riportata nei tabulati e grazie al mio avvocato l'abbiamo ritrovata e segnalata al processo"