Marina di Grosseto, 18 aprile 2013 - «ASSASSINO, devi morire». Sono le parole vergate a mano su un foglietto trovato di fronte alla porta d’ingresso della quadrifamiliare a mattoncini rossi in via del Maestrale, a Marina di Grosseto.

Questa l’accoglienza che l’ex comandante della Concordia, Francesco Schettino, ha ricevuto al suo arrivo, nei giorni scorsi, al quartier generale organizzato per affrontare l’inizio dell’udienza preliminare che lo vede imputato per il naufragio del 13 gennaio del 2012. Un vasto appartamento al secondo piano preso in affitto, con il soggiorno adibito a sala riunioni.

Una palazzina immersa nella pineta della frazione balneare. L’istinto del capitano di Meta di Sorrento sarebbe stato quello di andare a denunciare tutto ai carabinieri. Poi la scelta di «lasciar perdere» per non creare allarmismi. Anche se l’episodio ha spinto le forze dell’ordine a organizzare una «stretta sorveglianza» attorno all’appartamento. Minaccia che non ha però scoraggiato Capitan Inchino a girovagare per Marina nei momenti liberi.

PASSEGGIATE sul lungomare e nelle vie adiacenti. Qualche pranzo frugale in una pizzeria, a due passi dal porto. O il «fresco» aperitivo di martedì pomeriggio a base di cedrata e menta prima di una Coca Cola che ha gustato al bar Elefy, insieme a una signora bionda (che lui ha presentato come uno dei suoi avvocati) che è stata vista al suo fianco nelle giornate trascorse in giacca e cravatta la mattina e polo e Rayban sopra la fronte nel pomeriggio.

Poche, comunque, le parole scambiate con in marinesi. Una manciata coi giornalisti. Al termine dell’udienza, ieri pomeriggio, si è limitato a dire: «Scusate, voi fate il vostro mestiere, ma in questo momento non intendo parlare». E se n’è andato in direzione Marina.

E sempre ieri, mentre all’Isola del Giglio stavano montando il primo dei cassoni galleggianti che faranno da ciambella al relitto, per poi rimetterlo in galleggiamento, al teatro Moderno, intorno alle 10, è ripresa l’udienza preliminare. Una lunga serie di eccezioni e controdeduzioni che alla fine hanno portato il giudice Pietro Molino ad accettare gran parte delle richieste di parte civile, lasciando però a bocca asciutta alcuni gigliesi che avendo aderito all’associazione «Sos Concordia», saranno da questa rappresentati. Fuori anche il ministero dell’Ambiente, l’associazione utenti del trasporto aereo, marittimo e ferroviario, il Centro per i diritti del cittadino, il Wwf e l’Enpa. Ma la vera novità è la doppia veste di Costa Crociere.

LA COMPAGNIA di navigazione proprietaria della Concordia, infatti, è stata ammessa come parte civile, quindi soggetto danneggiato, ma anche chiamata in giudizio per responsabilità civile e cioè riconosciuto come soggetto che dovrà rispondere dei danni subiti dalle parti. Queste le decisioni del gup Molino, al termine delle prime due giornate di udienza, per poi rinviare tutto al 14 maggio, per avere il tempo di notificare a Costa la «chiamata in giudizio». Intanto lo Stato ha presentato il «conto»: 37,5 milioni di euro per i danni subiti. Ma il gup ne ha ammessi 26. Che si aggiungono agli 80 già chiesti dal Comune del Giglio.