Grosseto, 19 ottobre 2012 - ''Questo incidente probatorio ha posto una pietra tombale sulle responsabilita' del comandante Schettino'' nel naufragio della Costa Concordia. Lo ha detto il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, uscendo dal Teatro Moderno di Grosseto alla fine dell'incidente probatorio sulla scatola nera della nave. Si chiude così l'udienza che ha visto colpi di scena continui durante questa lunga settimana, che si chiude al Teatro Moderno di Grosseto. "L'errore del timoniere di cui si e' scritto molto in questo periodo, anche se non ci fosse stato, non avrebbe impedito l'urto contro il Giglio", ha poi aggiunto Verusio puntualizzando un altro aspetto. L'incidente, ha proseguito il procuratore, ''ha confermato che la manovra che ha fatto finire la nave sugli scogli non e' dovuta a Schettino ma alla mano del buon Dio''.

SCHETTINO: "SIAMO STANCHI"

"Siamo semplicemente stanchi". Sono le uniche parole pronunciate dal comandante Francesco Schettino all'uscita del Teatro Moderno di Grosseto, dove si e' svolto, per cinque giorni, l'incidente probatorio sulla scatola nera della Costa Concordia.

L'UDIENZA DEL VENERDI'

Schettino non abbandonò la Concordia ma fu costretto a sbarcare da contingenze fortuite. E' la tesi dell'avvocato del comandante, Bruno Leporatti e del suo pool che punta ad allargare il campo della responsabilità e chiama in causa le carenze tecniche della nave e di Costa Crociere. Anche se, puntualizza il legale Francesco Pepe, non si vuole fare scaricabarile. 

Sono gli ultimi 'colpi' a disposizione della difesa, che anche oggi al Teatro Moderno di Grosseto, tenta di smontare il castello accusatorio contenuto nelle 270 pagine della maxi perizia del giudice per le indagini preliminari.  In questa quinta giornata di incidente probatorio è però attesa la contromossa della procura. I pm avrebbero pronta una propria relazione tecnica sul naufragio che, rispetto a quanto constatato dai periti del gip, evidenzierebbe ancora di più le colpe del capitano. Impossibile per Schettino governare la nave già da subito dopo l'impatto contro gli scogli del Giglio, sostengono i consulenti dell'accusa che confermano anche le responsabilità di Schettino nell'ordinare la rotta sbagliata.

 

"LA VERITA' POTREBBE NON VENIRE FUORI" - "Se temo il carcere? Temo che non emerga la verità". Una battuta amara quella rilasciata da Schettino ieri sera alle telecamere di SkyTg 24, all'uscita dall'udienza che lo ha visto protagonista ieri. Il capitano di Meta ha avuto la possibilità di parlare con i tecnici e di difendersi dalle accuse contenute nella maxi perizia 270 pagine. Né il caso, né Dio hanno portato la nave al sicuro, vicino alle Scole. "E' stata - ha ribadito - la mia decisione".

 

IL GIP NON FA PARLARE SCHETTINO - E anche oggi Schettino ha chiesto al gip Valeria Montesarchio di poter intervenire. Il giudice però ha rimandato al mittente, dopo l'obiezione del pm. Il capitano voleva chiarire alcuni aspetti tecnici sulle operazioni di emergenza e di soccorso ai passeggeri ma la procura si è opposta facendo presente che è norma che a parlare per gli indagati siano le difese assistite dai consulenti tecnici.

 

"DEVONO EMERGERE LE COLPE DI COSTA - "Devono venire fuori le responsabilità di Costa", insisteva ieri il comandante. Quello che è entrato questa mattina in aula è uno Schettino scuro in volto. Ombroso. Diverso insomma da quello che nei giorni scorsi salutava il giornalisti col pollice all'insù. ''Probabilmente - ha spiegato un suo legale - andava di fretta per un lieve ritardo rispetto alle mattine precedenti''. Ma la risposta alla giornalista di Sky fa pensare che il capitano cominci ad avere paura.

 

(DIRETTA TWITTER)

 

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