Grosseto, 24 agosto 2010 - Centocinquantamila tonnellate all’anno. Con una superficie coltivata pari a circa 1.200 ettari. La filiera del pomodoro è una «benzina» importante per la terra dei butteri: gli addetti raggiungono le duemila unità e «solo» Conserve Italia ne impiega 300. L’azienda di Albinia «trasforma» quasi l’80% del prodotto che si coltiva in Maremma. Ma purtroppo la spia della riserva è già accesa. E la pummarola verace rischia di essere solo un lontano ricordo. Proprio nel momento in cui le macchine hanno già iniziato a raccogliere quell’oro rosso da cui si ricavano passate, polpe, pelati e conserve. Un prodotto (anche quello consumato fresco) che vale, secondo le stime della Coldiretti, 2 miliardi all’anno di valore in termini di vendite. Almeno fino a quest’anno. Prima che le piogge di aprile e maggio «lavassero» via un buon 30% del potenziale produttivo provocando ritardi nel trapianto e rendendo asfittica la coltivazione. L’assessore allo sviluppo rurale della Provincia di Grosseto, Enzo Rossi, ha espresso forte preoccupazione annunciando l’urgenza di concertare misure straordinarie con la Regione.

 

«A fronte del drastico calo produttivo che sta colpendo quasi tutte le aziende — spiega Enzo Rossi — in questi giorni arriva un’ulteriore penalizzazione dal mancato rispetto degli accordi contrattuali a suo tempo stipulati dalle associazioni con l’industria di trasformazione. La collocazione del pomodoro è stata infatti definita all’inizio del 2010 attraverso accordi interprofessionali distinti per l’area centro-nord e per l’area sud con un prezzo medio di 70 euro a tonnellata, soggetto ad una possibile decurtazione in base alla qualità della materia prima (grado zuccherino e difetti qualitativi) che può arrivare fino al 35 per cento in meno del valore pattuito e prevedere l’addebito del costo di trasporto. Sulla base di questo, circa 50mila tonnellate di pomodoro sono state contrattate dalle associazioni dei produttori con le industrie del sud. Ma, quando è iniziata la raccolta, le industrie fuori regione hanno manifestato difficoltà a ritirare il prodotto e hanno applicato la valutazione qualitativa più penalizzante, portando il prezzo a meno della metà di quello pattuito».

 

 

«Questa situazione — continua l’assessore — sommata a una produzione molto bassa (inferiore a 50 tonnellate a ettaro), sta provocando una perdita secca per i produttori di oltre 2mila euro ad ettaro. Considerando che il costo di produzione è di 5mila euro ad ettaro a fronte di 1.900 recuperati dalla vendita e 1.100 dal contributo accoppiato, per molti produttori è una perdita di reddito di una entità tale da provocare una profonda crisi economica e finanziaria. «La Provincia di Grosseto — conclude Rossi — ha chiesto, quindi, un incontro urgente con l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Salvadori e gli assessori delle altre Province per concertare subito misure straordinarie a sostegno dell’intero comparto e scongiurare così il rischio che il pomodoro da industria non venga più coltivato in toscana».