Grosseto, 24 giugno 2010 - Una denuncia contro ignoti, così l’Arcigay ha intenzione di non far cadere nel vuoto la vicenda delle scritte comparse sulla porta di ingresso della sede grossetana. Poche parole («Dux» e «A morte») ma di significato inequivocabile. «Abbiamo ricevuto la solidarietà di associazioni e cittadini — ci spiega il presidente dell’Arcigay Grosseto, Alessandro Iberi — e questo ci ha sicuramente fatto piacere. Del resto siamo sempre stati vicini alla gente, che in questo caso non ci ha lasciati soli. Certo, avremmo fatto volentieri a meno di questo episodio, ma il sostegno della città è sempre una cosa importante». E il sostegno arriva anche da Salvatore Allocca, assessore regionale al Sociale. «La comunità grossetana — ha detto — saprà reagire con energia e indignazione. La città negli ultimi tempi è teatro di attacchi alla comunità gay e adesso è stata presa di mira la sede con scritte di stampo fascista. L’impegno mio e della giunta regionale è a compiere tutti gli atti necessari per impedire che dilaghi una cultura omofoba e vilolenta che sempre più spesso si concretizza in aggressioni, insulti e gesti di questo tipo».

«Le minacce non devono spaventare ma far reagire la coscienza democratica di questa città — ribadiscono dalla sede di Sinistra Ecologia e Libertà — perché siamo tutti nel mirino di questa gente. l’Arcigay è una delle associazioni più attive nel panorama grossetano e dobbiamo difendere questo patrimonio. Bene ha fatto a chiamare a raccolta la città, decidendo di fare un presidio di fronte alla sede (in programma per ieri alle 21, ndr). «Non va sottovalutata la pesante violazione fatta all’ingresso dell’Arcigay — affermano da Cambia l’Italia Giovanni Bellumori, Alberto Frattini, Maria Vittoria Guglielmi e Giorgio Pernisco — è un brutto segno di provocazione e di intimidazione.