Grosseto, 2 ottobre 2009 - Quattro mesi di reclusione ciascuno e trecentomila euro di provvisionale. E’ la sentenza di condanna emessa nei confronti di due medici dell’ospedale di Orbetello, Claudio Ercoli e Ugo Marrucci, dal giudice Sergio Compagnucci. Si tratta delle conclusione del processo di primo grado che si è aperto per la morte della piccola Sofia Labardi, a novembre 2004, a causa di un’asfissia intrauterina. I due medici sono finiti alla sbarra nel 2007 e ieri condannati per omicidio colposo e per lesioni personali gravissime nei confronti della madre della piccina, alla quale dopo il parto è stata praticata un’isterectomia, precludendole per sempre la possibilità di diventare madre.

 

Una vicenda giudiziaria lunga, che ha richiesto un accurato lavoro di perizie, la cui fase dibattimentale è cominciata a marzo 2007. La piccina è venuta alla luce ormai morta, dopo le 20 del 24 novembre 2004, nel reparto di ostetricia. Troppo tardi per permetterle di vivere, secondo quanto emerso nel corso del dibattimento. Già lo stesso medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpicino di Sofia, il professor Marco Di Paolo di Pisa, davanti al giudice in una delle prime udienze dichiarò che intervenendo prima delle 20.30, ora in cui sono cominciate le prime operazioni per l’esecuzione del parto cesareo, la bimba avrebbe potuto essere salvata.

 


Si sarebbe dovuti intervenire addirittura prima delle 17- 17.30. Più o meno le stesse conclusioni cui sono giunti anche gli esperti nominati dal giudice, Gianaristide Novelli, medico legale di Firenze, e Mario Rondinelli di Padova i quali nel corso dell’udienza di gennaio scorso hanno riconosciuto che la piccina è morta a causa dell’asfissia e che la patologia di cui è risultata affetta non avrebbe mai potuto provocarne il decesso. Definendo, inoltre, "inopinata", nella loro relazione al giudice, la scelta di sottoporre la madre ad un’isterectomia, ribadendo la correlazione tra le operazioni subite dalla donna e la conseguente perdita della capacità di procreare. Ieri si è svolta l’ultima udienza in cui il giudice Compagnucci ha emesso la pena condonata e sospesa per quanto riguarda la reclusione. La provvisionale di 300 mila euro, riconosciuta dal giudice a favore dei coniugi Labardi (200 mila per la perdita della figlia e 100 per le lesioni alla madre), invece è immediatamente eseguibile. Inoltre il giudice ha condannato i due imputati al risarcimento dei danni che dovranno essere quantificati in separata sede, cioè in un processo civile.

 


"Siamo soddisfatti - ha commentato il legale che ha assistito i coniugi, l’avvocato Cristiano Conte del Foro di Roma - perché è stato dimostrato che non si è trattato di una disgrazia, ma di un errore umano. Si chiude una fase molto dolorosa per i miei assistiti. A breve avvieremo la causa civile per il risarcimento dei danni". Il pubblico ministero, Alessandro Leopizzi, aveva chiesto nove e otto mesi di reclusione e la parte civile 1.150.000 euro di provvisionale. I due medici, pur umanamente colpiti da quanto accaduto ai coniugi orbetellani, continuano a ribadire che praticando l’isterectomia alla madre le hanno hanno salvato vita, considerando che si era in presenza di un’atonia dell’utero con conseguente forte emorragia. Il legale che li ha assistiti, l’avvocato Luciano Giorgi, attende di conoscere le motivazioni della sentenza per decidere se proporre ricorso in Appello.