Le "Vestaglie Azzurre" raccontano le vicende della Mabro in uno spettacolo

Da operaie a "attrici" per riportare l'attenzione sull'azienda tessile

Le prove dello spettacolo

Le prove dello spettacolo

Grosseto, 26 giugno 2017 – Che fine ha fatto la Mabro? È ancora viva o è morta per sempre? Una intensa performance prova a dare risposta a queste domande passando la voce direttamente alle “Vestaglie Azzurre”. Per la regia di Mario Fraschetti, martedì 27 giugno alle 19 al circolo Arci Khorakhané in via Ugo Bassi a Grosseto, andrà in scena “MabroArcord”.

Sul palco tre attori della compagnia del Teatro Studio interagiranno con le lavoratrici dello storico marchio di abbigliamento. In questo spettacolo condotto come una sorta di intervista scorre la storia dell'azienda tessile maremmana, le cui vicende sono spesso rimbalzate a grandi titoli sui quotidiani, fino ad approdare in televisione.

“Da circa tre anni – spiega Fraschetti – facciamo laboratori sul sociale. Le varie vicissitudini che le operaie della Mabro hanno dovuto affrontare ci hanno spinto a parlare con loro, per capire tutte le implicazioni e puntualizzare l'attenzione su una situazione legata più che alla crisi del settore a una cattiva gestione amministrativa, politica, finanziaria… Riteniamo che a questo punto ci sia interesse a voler quasi silenziare il tutto. Il Teatro Studio allora dà il suo contributo per tenere alta l'attenzione, per non dimenticare le Vestaglie Azzurre rimaste senza lavoro”.

I testi su cui si basa lo spettacolo sono stati scritti da Mario Fraschetti, Gianni Bartolini e Agnese Giacomelli. La musica è di Alice Ranalletta. In scena le Vestaglie Azzurre: Nadia Perino, Francesca Ferrari, Paola Sadotti, Lauretta Valdambrini, Rita Ingrasciotta e Roberta Ingrasciotta.

Con loro gli attori del Teatro Studio, Agnese Giacomelli, Gianni Bartolini e Mario Fraschetti. Nella locandina dell'evento, le donne indossano una maschera. “Un simbolo – spiega il regista – per sottolineare la spersonalizzazione del loro lavoro in fabbrica. C'è chi per vent'anni ha potuto fare soltanto le asole, senza acquisire altre capacità sartoriali. Un lavoro estremamente parcellizzato, che toglie personalità ma pur sempre un impiego, uno stipendio, che poi però si interrompe. Ogni volta sembra che arrivi un nuovo salvatore, un imprenditore, un finanziatore, ma rimangono nomi nel vuoto”.