{{IMG_SX}} Grosseto, 28 agosto 2009 - E’ mattina, il mare è una tavola azzurra. Si parte da Castiglione della Pescaia: il porto da cui partì Ambrogio Fogar, per le sue traversate in barca intorno al mondo. Anche quella volta in cui, insieme a lui, c’era il giornalista de La Nazione Mauro Mancini; prima della tragedia. Ma quella è un’altra storia. Questa volta si va a cercare un luogo di cinema, un’oasi incontaminata di natura vergine.


Rotta verso sud, sole e un sussurro di scirocco. Si passa la foce d’Ombrone, poi il parco dell’Uccellina. Dopo una mezz’ora di navigazione, si arriva alla nostra mèta, Cala di Forno. Un anfiteatro di roccia a picco sul mare, e poi macchia mediterranea a perdita d’occhio. Un mare blu come la maglia dell’Everton, un verde composto da mille tonalità differenti. E case, soltanto una: un casale rosa, tipicamente maremmano. E intorno, niente. Natura.
Lo guardi un attimo, e te lo ricordi subito. E’ un luogo caro a chi ama il cinema. E’ lì che Carlo Verdone ha girato alcune scene del suo film 'Al lupo, al lupo'. E’ lì che Stefano Accorsi e Maya Sansa hanno girato alcune scene del film 'L’amore ritrovato'. Ed è sempre lì, ma certo!, che finisce il film di Massimo Troisi e Roberto Benigni 'Non ci resta che piangere'. Bastava pensarci un attimo. E li rivedi tutti, quei film. Lì, in quell’angolo di paradiso. Dove si arriva dal mare, se hai la fortuna di avere una barca a motore, o da terra, da Alberese.


Ma torniamo al cinema. Perché è in quel casale che Francesca Neri racconta a Carlo Verdone tutta una serie di confidenze di argomento sessuale, mettendolo terribilmente in imbarazzo. Il film è 'Al lupo al lupo', uno di quelli nei quali Verdone riesce a mescolare in maniera sapiente comicità e tenerezza, grottesco e malinconia.
Raggiungiamo al telefono Verdone, per sapere se i nostri ricordi sono esatti. "Sì, girammo a lungo a Cala di Forno, proprio in quel casale", dice l’attore e regista, che ha appena finito le riprese del nuovo film, con Laura Chiatti. "Quel luogo lo scelsi io, dopo un sopralluogo con lo scenografo. Mi colpì molto, per la sua pace, il suo isolamento. Dei giorni della lavorazione ho tutti ricordi belli, tranne uno: mentre giravamo, una scena in cui dovevo camminare nell’acqua, sono stato punto due volte da una tracina. Un dolore così forte non l’avevo mai sentito in vita mia! Dovettero portarmi all’ospedale di Grosseto. Tornai, e dovetti girare la scena sotto analgesici… Una tragedia!".


Prosegue Verdone: "Era fine settembre, e non c’era davvero nessuno, lì intorno. Non c’era neanche un posto dove dormire: verso sera, dovevamo tornare a Grosseto. E per le attrezzature come facciamo?, ci chiedemmo. Cineprese, luci, cavi elettrici, tutto. Allora ingaggiammo tre albanesi: dicemmo loro ‘dovete fare la guardia alle attrezzature, ad ogni costo’. Loro elessero i camioncini della troupe a loro domicilio. Dormivano lì dentro, e furono la soluzione perfetta". Intorno, Verdone ricorda la 'popolazione' della macchia mediterranea. "Verso sera, vedevamo cinghiali, tantissimi cinghiali. O cignali, come li chiamavano i maremmani. E anche animali più inattesi, come daini e cerbiatti. Quando giravamo in notturna, ogni tanto si illuminava un paio d’occhi, come se fossero fosforescenti: erano daini o cerbiatti".


Al casale rosa non si può andare, è proprietà privata. Ma sulla spiaggetta minuscola lì davanti, c’è una famiglia milanese. E molti saltano giù in acqua dagli yacht. Venticinque gradi, per la cronaca, la temperatura dell’acqua. La segna la barca dell’amico che ci ha portato qui, capitan Renzo, avvocato in Firenze, ma soltanto qui nel suo elemento naturale, soltanto qui davvero felice.
Il cinema, intanto, continua a lavorare nella memoria. Perché è qui, da questa cala naturale, che salpa la nave di Cristoforo Colombo in 'Non ci resta che piangere'. Va a scoprire l’America, lui. E Roberto Benigni, che lo sa, cerca in tutti i modi di fermarlo: perché scoprendo l’America, Colombo renderà possibile la nascita degli Stati Uniti, e poi l’arrivo dei soldati americani in Italia, e alla fine della fiera anche il fatto che un soldato della base americana di Camp Darby faccia l’amore con la sorella di Massimo Troisi. Cosa che a lui non va per niente bene… Quindi, bisogna fare in modo che Colombo non scopra l’America. Bisogna fermarlo. Elementare, no? L’anno di quel film era il 1984: prima che gli americani facessero “Ritorno al futuro”. Che gli sceneggiatori americani avessero visto il film di Troisi e Benigni?
C’è un altro film girato a Cala di Forno: è 'Viola bacia tutti' di Giovanni Veronesi, con Asia Argento, Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo. "Quel casale rosa diventa nel nostro film la casa dove i rapitori tengono segregata Asia", ricorda Giovanni Veronesi. "Scelsi Cala di Forno perché è uno dei luoghi più belli del mondo: io passo le mie estati in Maremma, e amo quella spiaggia, l’unica del parco dell’Uccellina. Era meraviglioso, la mattina presto, attraversare con la jeep il parco".


"Della lavorazione - prosegue Veronesi - ricordo un episodio curioso: al tramonto, mentre giravamo, vennero a visitarci sul set quattro o cinque cinghiali. Quelli della troupe, incuriositi, gli andarono intorno. E alla fine dettero loro i ‘cestini’ del nostro catering. I cinghiali sono famosi per divorare di tutto: però i nostri cestini li rifiutarono. Da allora ho capito che i veri cinghiali siamo noi del cinema, che quei cestini li mangiamo sempre".
Cala di Forno sembra inesauribile, come location cinematografica. Lì è stato girato anche 'Artemisia', il film sulla pittrice seicentesca interpretato da Valentina Cervi. E a Marina di Alberese anche Daniele Luchetti ha immaginato le scorribande dei suoi eroi settecenteschi in 'Domani accadrà', con Paolo Hendel e David Riondino.
E’ pieno di storie, questo posto. E di Storia. Di guardia, ai suoi confini, le torri saracene.