Grosseto, 12 novembre 2008 - La positiva conclusione del giallo dell’Amiata, con la scoperta dell’assassino di Silvana Abate, dopo quattro mesi di indagini, ha messo fine a quello che sicuramente è stato uno degli omicidi più efferati degli ultimi sei anni. Un arco di tempo in cui la frequenza dei delitti in Maremma è andata aumentando, fino a raggiungere una media di tre omicidi all’anno, con la preoccupante impennata registrata proprio quest’anno, con cinque delitti in appena sette mesi. Nota positiva, se di positivo possiamo parlare quando trattiamo di assassini, è che dei venti omicidi compiuti, non di rado tra le mura domestiche, quasi tutti hanno adesso un colpevole.

 

Ci sono però ancora due vittime per le quali non è stato scovato il carnefice. Mercy Igbinova, la prostituta nigeriana di 25 anni uccisa con un colpo di pistola alla nuca nel 2003 e Raffaele Baldanzi, la guardia giurata di 41 anni, morto nell’assalto al furgone portavalori di Massa Marittima, il 7 gennaio scorso. Due omicidi ancora irrisolti. Soprattutto per il delitto della lucciola diventa quasi impossibile riuscire a dare un volto all’assassino che l’ha freddata con un colpo di pistola nella pineta di Pian d’Alma, il 25 aprile 2003. In realtà, un colpevole la procura e il tribunale di Grosseto l’avevano individuato: il cameriere di San Severo, Pasquale Stabilito, che il 7 gennaio 2004 uccise la compagna Mirna Bartolini e poi ne fece a pezzi il corpo.

 

Quando dopo più di un mese gli investigatori misero insieme le prove sufficienti, nonostante i suoi depistaggi, per accusarlo dell’omicidio, Stabilito, al termine dell’interrogatorio fiume del 27 febbraio 2004, si incolpò pure di "altri efferati delitti", tra cui quello di Mercy. Rinviato a giudizio, fu condannato all’ergastolo dal gup del tribunale di Grosseto e, invece, un anno dopo assolto con formula piena dalla Corte di Appello di Firenze. Nonostante le ammissioni 'deliranti' di Stabilito, i giudici fiorentini e la stessa procura generale hanno ritenuto improbabile che l’assassinio della lucciola di colore potesse essere davvero l’ex cameriere. Nelle 19 pagine di motivazioni dell’assoluzione, la Corte ha spiegato che "le dichiarazioni rilasciate in tempi diversi sono contraddittorie, non solo fra di loro, ma all’interno di ciascuna di essa".

 

Dando invece credito alla ritrattazione del 21 luglio 2005, quando l’ex cameriere spiegò di essersi autoaccusato "per punirsi di quanto fatto a Mirna". I giudici fiorentini sono anche convinti che la prostituta sia stata uccisa in un altro luogo. "I coniugi che scoprirono il cadavere, sebbene fossero nelle vicinanze — spiega la Corte — non udirono i colpi di pistola e sulla nuca della lucciola non fu trovata alcuna traccia di lesione o semplice graffiatura, tipiche di un cranio che sbatte violentemente contro una pietra, ritenendo che l’assassino dovrebbe essere cercato nel mondo della prostituzione".

 

Ma quelle ricerche non sono mai state riprese, o comunque ad oggi non hanno dato frutti. Caso irrisolto. Per Raffaele Baldanzi, invece, le indagini sono ancora aperte. E sono incentrate intorno alla banda del latitante sardo Raffaele Arzu, poco più che ventenne, il cui nome nei mesi scorsi è stato associato pubblicamente agli assalti ai portavalori che sono avvenuti a Manciano e Massa Marittima, dove Baldanzi rimase ucciso sotto i colpi di kalashnikov sparati dai banditi.