Urla, gesti e richiami La serataccia di Nico braccato dal tecnico

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dall’inviato Riccardo Galli

Rigore di Nico Gonzalez e zero voglia di festeggiare. Ci mancherebbe. Perché quel gol dischetto ha chiuso la serata più terribile della Fiorentina, in questa stagione matta. E Nico, nel disastro di Marassi è stato uno dei primi attori. In negativo, sia chiaro. Basterebbe rivedere gli highlights di mille richiami che gli ha rivolto Italiano nel corso dei suoi 90 minuti per capire quanto la prestazione del giocatore sia andata nella direzione opposta di quello che l’allenatore si sarebbe aspettato da lui.

Primo tempo. Incursioni preoccupanti (per Samp) dalla sua corsia: un paio. Non salta l’uomo, Gonzalez e dopo diverse scivolate che fanno girare la sua palla sul piede dell’avversario di turno, Italiano comincia a sbracciarsi. Scena numero due: Cabral fatica e si perde fra i difensori blucerchiati. E Nico? Italiano gli fa capire di accentrarsi un po’, di ‘tagliare’ dall’esterno al centro. Niente.

Secondo tempo: c’è Maleh in campo per Duncan e il messaggio per Gonzalez è chiaro. Nico potrà (ma lo fa con il contagocce) rientrare meno e aiutare di più l’attacco. Due incursioni, proprio davanti alla panchina di Italiano, e due contrasti persi. L’allenatore allarga le braccia, è nero, prova a trattenersi, ma appena il gioco si ferma per Nico arrivano suggerimenti a voce alta. Un sorso d’acqua, un ricorsa verso il gioco che riprende, ma tutto rimane come prima. Anzi, arriva il rigore. Quel rigore che puzza di beffa e lascia la squadra e i tifosi sotto choc. E sabato sera riecco la Juve sulla strada della Fiorentina.

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