Sono mister Jovic: risolvo i problemi "Pulp Fiction" in viola

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Per capire cosa abbia in serbo il campionato per la Fiorentina servirà vedere all’opera il suo centravanti serbo. Il gioco di parole non è di qualità, ma che la qualità della stagione viola sia determinata dalle prestazioni che offrirà sul campo Luka Jovic, è un dato di fatto più che una previsione. Jovic, l’uomo che là davanti dovrà dare uno scopo alla manovra viola, il centravanti chiamato a sintetizzare in reti il largo possesso palla della Fiorentina. Ora: il centravanti come il portiere non è un ruolo ma una professione. E lui sembra averla appresa con determinazione fin da giovanissimo, quando con il padre si faceva ogni giorno 200 chilometri dalla sua Bijablina in Bosnia fino a Sarajevo, dove si era iscritto alla scuola calcio. Siccome il talento era nitido, i dirigenti decisero di rimborsare ogni trasferta con 70 euro ma il viaggio era lo stesso durissimo. Così spesso i due erano costretti a dormire in macchina per evitare la fatica del tragitto. I centravanti si forgiano anche così, con l’etica del sacrificio e la paura di niente. E forse anche per questo a soli 16 anni, 5 mesi e 5 giorni, Jovic la mise dentro al Vojvodina, diventando il più giovane giocatore di sempre ad aver fatto gol con la maglia della Stella Rossa. Luka Jovic, un centravanti naturale. Uno che, come il mister Wolf di "Pulp Fiction", è chiamato a risolvere in modo semplice problemi complessi dentro l’area di rigore. Lui lo fa col piede destro, col sinistro, di testa, in rovesciata, dopo uno scambio in velocità o con un tap in. Come se il Dio del calcio lo avesse dotato di un senso della rete istintivo, quasi animale: "Sì, Dio mi ha dato questo talento e io ho fatto di tutto per affinarlo – ha detto - Però il senso del gol è qualcosa che si ha dentro. Io quando sono in area di rigore non penso a dove andare, è l’istinto che mi conduce". Parole di chi si sente un predestinato a svolgere la professione del centravanti, quasi una missione. Non a caso anche il suo soprannome è una promessa di gol. Dalle sue parti lo chiamano infatti "Serbian Falcao", con riferimento al formidabile Radamel che qualche anno fa fu un’autentica macchina da gol per mezza Europa. Tant’è. Ora non si sa se questo manifesto da bomber anarchico sia esattamente roba che possa entusiasmare Italiano, teorico di una calcio euclideo e dunque più vicino alla scienza che non alla mistica. Ed è anche vero che tutte le doti fin qui descritte di Jovic (che non a caso fecero lievitare il suo cartellino fino a 63 milioni di euro), nei tre anni trascorsi a Madrid si siano viste solo in rari momenti. Ma che cos’è il calcio se non la patria delle infinite possibilità? E cos’è la Fiorentina di Italiano se non una formidabile macchina da scommesse? Il luogo più adatto a realizzare rinascite calcistiche nel segno del giochismo? Sì, per capire cosa abbia in serbo il campionato per la Fiorentina, servirà vedere all’opera il suo centravanti serbo. Vedere se quell’attitudine prepotente al gol possa riemergere in un ambiente più a sua misura di quanto non lo sia stato il Madrid dei galattici. Ben sapendo che dalla sua capacità di riscatto dipende la stagione viola, ancora in bilico fra entusiasmo e delusione. Non c’è oggi un fiorentino che non lo attenda con una voglia meravigliosa e colorata di rivincita.

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