Serenità e tanto lavoro: il crescendo (meritato) di Pietro Terracciano

Fiorentina, il momento dell'estremo difensore viola

Terracciano

Terracciano

Firenze, 28 settembre 2022 - Dicono che anche il Milan abbia messo gli occhi su di lui, il canto delle sirene di un calciomercato infinito. Ma, anche fosse, c’è da scommettere che certe voci non abbiano scalfito comunque la sua tempra flemmatica, quel modo pacato di affrontare le cose del calcio che sembra un suo marchio di fabbrica. Pietro Terracciano, il grande tranquillizzatore. Il portiere che, grazie alla forza serena dell’attesa, si è ritagliato un ruolo nel calcio che conta quando sembrava oramai tardi per farlo. Una storia da applaudire

Terracciano viene da San Felice a Cancello, comune della provincia di Caserta, e forse per una spinta onomatopeica anche lui nella vita ha deciso di avere come missione quella di chiudere la porta agli indesiderati, quasi sempre attaccanti. E lo ha fatto fin da quando, ancora adolescente, non aveva paura a tuffarsi sul cemento delle piazze: "E’ stata una vocazione, chi nasce portiere muore portiere, quel ruolo lì non lo si cambia mai". La Fiorentina sembra comunque averla in qualche modo nel destino, visto che suo fratello Clemente tifa da sempre viola.

"Il giorno che Edmundo se ne andò al carnevale di Rio – ha raccontato lui stesso – non lo si teneva dall’ira". Per ricambiarlo di tanta passione, nel 2019 al suo approdo in viola Pietro regalò al fratello la maglia di Chiesa. Se Clemente è un vero tifoso gigliato, ora quella maglia dovrebbe trovarsi da qualche parte in soffitta. Tant’è. La sua carriera professionale si è svolta principalmente sui campi infuocati del Meridione. Gli inizi ad Avellino, poi le tappe a Nocera Inferiore e a Milazzo, quindi un ping pong fra Catania, Avellino e Salerno prima di salire in Toscana destinazione Empoli a fare il terzo portiere in serie B. Terracciano, un globe trotter del Sud con una lunga frequentazione di panchina, visto che la maglia da titolare l’ha avuta solo nella Salernitana.

Quando la Fiorentina nel gennaio del 2019 lo scambiò con Dragowsky, sembrò così una mossa di complemento. Un modo per dare corpo alla trattativa con l’Empoli, che consegnò al polacco la maglia numero 1 mentre per Terracciano fu pronto il ruolo di riserva di Lafont. Ma il calcio è il luogo fisico delle opportunità.

Così il Nostro, forte della stessa pazienza che fu di Giobbe, di Penelope e di Pradé, s’è messo a disposizione facendo la panchina prima a Lafont e poi al ritrovato Dragowsky senza mai una polemica, una parola di troppo. E quando mister Italiano gli ha dato l’occasione di giocare, lui l’ha colta al volo, convincendo l’allenatore con una serie di prestazioni più che positive.

Così oggi questo calciatore che fino alla soglia dei 30 anni lo si pensava solo una riserva affidabile, è diventato titolare in A scalando le gerarchie della stagione e facendosi preferire a Gollini. Una storia di meritocrazia pura in un mondo, quello del calcio, dove il merito a volte sembra solo un fatto accessorio rispetto alla forza di chi ha la tua procura. Una storia, appunto, da applaudire e sostenere con ancor più convinzione.

 

 

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