Olimpiadi, Andrei esulta: "Jacobs e Tamberi strabilianti"

L'ex pesista fiorentino (oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984) entusiasta dopo la doppietta azzurra nell'atletica: "Non me l'aspettavo, bravissimi"

Alessandro Andrei

Alessandro Andrei

Firenze, 1 agosto 2021 - "Sono strabiliato". Alessandro Andrei non è tipo da iperboli dialettiche, ma stavolta la doppietta azzurra nell'atletica leggera di Tamberi e Jacobs è di quelle da non credere. I due azzurri hanno vinto il titolo olimpico rispettivamente nell'alto e sui 100 metri. "Sinceramente non me l'aspettavo", dice l'ex pesista fiorentino medaglia d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 e già primatista del mondo.

Una giornata straordinaria per l'atletica italiana

"Sì, sono senza parole, non so cosa aggiungere. Tamberi non credevo che risorgesse dopo l'infortunio e invece l'ha fatto. Nel 2016 era a livelli più alti, poi l'infortunio gli ha tagliato le ali, ero convinto non potesse più tornare in alto e ancora non è al livello del 2016. Senza l'infortunio avrebbe potuto vincere anche a Rio, sarebbe entrato nell'Olimpo degli eroi. Mi ha colpito molto vedere piangere suo padre: siamo stati compagni di Nazionale, è una persona sempre solare, sorridente-. Vederlo piangere di gioia è stato il segno di quale emozione abbia vissuto".

E Jacobs?

"E' sfrecciato davanti a tutti, mai visto un italiano andare così forte, a parte Mennea. Ha fatto tempi stellari, e potrà ancora migliorare".

E non è finita: cosa si aspetta dal resto delle gare di atletica in chiave azzurra?

"Dalla marcia qualcosa arriva sempre, speriamo sia così anche questa volta. Per le medaglie, però, non saprei fare previsioni"

Il fiorentino Fabbri, suo erede nel lancio del peso?

"Non lo so, ha fatto bene nella gara prima delle Olimpiadi, ma a Tokyo dovrà darsi da fare, ha avuto risultati altalenanti in stagione. Speriamo bene".

Lei che l'ha provato, cosa significa per un atleta vincere l'oro olimpico?

"Diventa tutto irreale. Io ci ho messo una settimana per capire che era vero e non era un sogno. La mattina mi svegliavo e mi chiedevo se era successo davvero, controllavo di avere ancora la medaglia".

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