Caso Figline, “sconto“ per calciatori e mister

Il processo d’appello. Ridimensionate le squalifiche: 9 mesi per Saitta e Privitera, un anno per Becattini. Ma con diciotto mesi di volontariato

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di Stefano Brogioni

Caso Figline: la corte federale d’appello rivede le condanne sportive al ribasso, pur lasciando sostanzialmente intatto il castello accusatoria della procura della Figc. Anzi, ripristina alcune delle iniziali richieste fatte dall’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore federale Mario Taddeucci Sassolini.

Così, per l’ormai famosa “goleada“ con cui nel maggio scorso i gialloblù uscirono sconfitti dalla partita contro il Tau Calcio, valevole per il girone a tre della poule promozione del campionato di Eccellenza, risultato (5-1 in favore del Tau) che paradossalmente mise il Figline in condizione di vantaggio in vista dell’ultima gara del gironcino tra Tau e Livorno, i giudici, presieduti dal dottor Mario Luigi Torsello, si sono così pronunciati: nove mesi di squalifica più un anno e mezzo di volontariato per i calciatori Mattia Privitera e Andrea Saitta, difesi dagli avvocati Marco Checcucci e Ilaria Agati e Matteo Corri. In primo grado, assieme al portiere Vanni Burzagli (che non ha fatto appello) erano stati condannati a due anni di squalifica.

L’allenatore Marco Becattini si è visto trasformare la precedente condanna dell’allontanamento dai campi di gioco per tre anni, in un anno di squalifica più anno e mezzo di lavori socialmente utili.

L’ex ds Emiliano Frediani, difeso dall’avvocato Francesco Rondini, in primo grado inibito per cinque anni, ottiene uno sconto di diciotto mesi: per lui, quindi, inibizione di tre anni e sei mesi.

Saitta, Privitera, Becattini e Frediani dovevano rispondere dell’accusa di illecito sportivo. E’ stato invece respinto il ricorso del presidente del Figline, Simone Simoni, che in primo grado era stato condannato a tre anni per omessa denuncia. Ma Federico Bagattini, difensore di Simoni assieme al collega Alberto Renzi, è soddisfatto "per il fallito tentativo di far passare il presidente come ideatore e partecipe. Valuteremo, dopo la motivazioni, se andare anche alla camera di conciliazione del Coni".

Alla vigilia dell’udienza d’appello, infatti, è arrivato un esposto dell’ex ds Frediani: in 11 pagine, consegnate alla procura federale e finite agli atti del procedimento di ieri, Frediani dava, per la prima volta, la sua versione dei fatti. Tirando in ballo appunto i vertici societari e anche nomi “nuovi“ che avrebbero partecipato all’“idea“ della sconfitta“abbondante“ che, secondo quanto ipotizzato, avrebbe scongiurato il pericolo di un “biscotto“, all’ultima giornata, tra le avversarie Tau e Livorno.

Invece, il Tau vinse anche all’Ardenza e chiuse il girone al primo posto. Secondo il Figline e terzo il Livorno, ma il processo sportivo ha invertito questa classifica: al posto del Figline, in serie D, ci è finito il Livorno.

Ma il processo di ieri ha visto l’ingresso, nel parterre dei legali, di un nome di grido come quello di Pierfilippo Capello, figlio di Fabio, che con Vincenzo Calandrelli ha rappresentato la posizione di Becattini.

Attenzione, perché il caso Figline non è ancora concluso. Ci sono ancora strascichi, che investono il calciatore Degl’Innocenti (incolpato per illecito sportivo) e ipotesi di omessa denuncia anche per altri due ex tesserati che, secondo alcune testimonianze, avrebbero saputo del “piano“ ma non avrebbero informato la giustizia sportiva.

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