Pengue: "Io, la squadra e la lotta al Covid 19"

Il responsabile sanitario della Fiorentina: "Virus subdolo, nessuno poteva prevederlo in anticipo. I giocatori sono stati encomiabili"

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Ha attraversato l’emergenza Covid 19 in prima persona. Luca Pengue, responsabile sanitario della Fiorentina, ha vissuto sulla propria pelle il virus. Adesso che ne sta uscendo, può parlarne.

La cosa più importante: come sta?

"Ogni giorno va un po’ meglio. La ripresa è estremamente lenta e ad oggi sono ancora molto stanco e debilitato. Ho vissuto dei brutti momenti ma per fortuna il peggio è alle spalle e guardo a domani con fiducia".

Quando è esploso il virus in Italia, che precauzioni ha introdotto nella vita di squadra?

"La Fiorentina è stata tra i primi club, se non la prima in assoluto, a chiudere le attività di allenamento e l’accesso al centro sportivo per tutelare la salute di tutti e per cercare di capire cosa stesse succedendo. In anticipo avevamo già fatto riunioni con tutto lo staff tecnico-sanitario e i giocatori, con l’obbiettivo di informare circa la straordinaria aggressività del coronavirus e sensibilizzare per le precauzioni".

Secondo lei il calcio doveva fermarsi prima dell’8 marzo?

"Sono inutili certe riflessioni, l’epidemia è arrivata e si è sviluppata con una rapidità incredibile. Nessuno poteva prevedere qualcosa di simile".

Tra le prime cose che avete fatto, la sanificazione del centro sportivo. Di che si tratta?

"Ha riguardato sia gli spazi interni che esterni. E‘ stata effettuata da una ditta specializzata attraverso la nebulizzazione di disinfettanti virucidi specifici. Per gli ambienti chiusi si predilige l’uso dell’ozono che è in grado di disinfettare perfettamente senza bisogno di additivi e detergenti chimici. Terminato il trattamento, l’ozono si riconverte in ossigeno senza lasciare alcun residuo tossico o chimico e senza danneggiare i materiali".

Come hanno reagito i giocatori a un simile stress?

"Hanno avuto un comportamento encomiabile. Sono stati consapevoli, rispettosi delle regole e delle raccomandazioni".

Racconti il suo Covid 19.

"Il mestiere che ho scelto è fatto di regole non scritte e responsabilità personali. Ho seguito giocatori e componenti dello staff della Fiorentina che avevano manifestato sintomi riconducibili all’infezione fino a quando ho potuto. Poi non ho potuto proseguire nel mio lavoro e mi sono messo anche io nelle mani dei colleghi capaci e disponibili di Careggi. Sono stato assistito e curato nel migliore dei modi, come d’altronde tutti quelli che avevano bisogno del loro aiuto. I primi sintomi sono stati tosse, perdita del gusto e dell’olfatto associati ad una grandissima stanchezza. Poi sono arrivati la febbre e la difficoltà respiratoria, dapprima significativa e per fortuna piano piano sempre meno impattante. Dopo 6 giorni la notizia più bella: il ritorno a casa in famiglia. Ringrazio la famiglia Commisso, Barone e gli altri per il supporto quotidiano".

Ha mai ripensato al momento in cui ha contratto il virus?

"Il Covid 19 ha una capacità di diffusione talmente elevata che è complicato rispondere".

La ripartenza sarà facile dal punto di vista psicologico?

"E’ un’esperienza che lascerà il segno in tutti, non solo per la paura ma anche per ciò che abbiamo perso, gesti e abitudini che dovremo cambiare".

La sua esperienza come medico sportivo parte da lontano.

"Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in Anestesia e Rianimazione e in Medicina dello Sport, ho lavorato al Policlinico Gemelli di Roma, per poi diventare nel 2006 medico della Roma. Sono arrivato alla Fiorentina nel 2012, stesso ruolo. Dal 2017 sono responsabile sanitario dell’intero gruppo Fiorentina".

Lanci un messaggio, da medico e padre di famiglia.

"La vita è troppo preziosa per perdersi in nervosismi inutili, dobbiamo goderci la normalità insieme ai nostri cari. Forza e Cuore".

 

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