Questa è Firenze

Il commento di Paolo Chirichigno

Paolo Chirichigno

Paolo Chirichigno

Firenze, 9 marzo 2018 - Riesce difficile spiegare cosa è successo in questi giorni sotto il cielo di Firenze. Ma se usiamo la chiave dell’assurdo (Astori che se ne va nel sonno), tutto appare più chiaro. Firenze si è ritrovata nella basilica di Santa Croce, dove sono custodite le «urne dei forti», il simbolo della potenza immortale.

In questa stessa basilica nel novembre del 1966 i fiorentini incontrarono papa Paolo VI. Da qui partì la rinascita di una città ferita orrendamente. Ieri Astori è riuscito nell’impensabile: i Della Valle vanno incontro alla gente che li applaude, Diego che porta la mano sul petto, Andrea piegato da un dolore impossibile da nascondere.

In più, Chiellini in lacrime e la commozione straordinaria di Buffon, ricambiate da un applauso sentito. Fatti oltre ogni logica, fino a ieri. Ma l’assenza di Astori (non ci pare sia morto, se vive nel cuore di tutti noi) e le parole del suo naturale successore al comando del gruppo, Badelj, sono la migliore garanzia di un ritorno alla normalità.

Il calcio a Firenze conta più di tutto e smuove il cuore di un popolo che si divide su ogni cosa, ma non sulle tragedie come questa.

Il nostro è il giornale della città e si fa garante di questo ritorno alla normalità non solo oggi (troppo facile), ma per i giorni a venire. Astori, con la sua assenza, ha di fatto restituito quella sinergia virtuosa tra società, tifosi e città di cui abbiamo tutti bisogno, con una dirigenza presente con l’anima e il cuore («non è un optional», aveva ammonito Astori pochi mesi fa), rendendo un senso compiuto a questa stagione. Non farà tornare Astori, ma servirà a farlo vivere giorno dopo giorno accanto a noi.

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