Dimissioni di Prandelli: ombre e disagi, il dramma dell'allenatore

Il tecnico ammette: "Ora mi devo ritrovare"

Cesare Prandelli (Fotocronache Germogli)

Cesare Prandelli (Fotocronache Germogli)

Firenze, 24 marzo 2021 - La seconda avventura di Prandelli sulla panchina della Fiorentina si è chiusa ieri nella maniera più insospettabile e incredibile. Forse anche per lo stesso Cesare. E’ da poco passato mezzogiorno quando al Centro Sportivo l’allenatore spiega agli attoniti Barone e Pradè di non sentirsi più in grado di guidare la squadra viola. Subito dopo la chiamata negli Stati Uniti per comunicare a Commisso la sua irrevocabile decisione.

Troppo lo stress accumulato, sfociato in attacchi di panico, «un assurdo disagio» che non gli «permette» di essere ciò che è, come si legge nella lettera indirizzata alla gente di Firenze, ma di riflesso anche al mondo del calcio. Tensioni tali da mettere in discussione la stessa carriera di allenatore.

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Concetti trasferiti nello stesso modo al proprietario della Fiorentina che si è detto molto dispiaciuto per l’allenatore e preoccupato per l’uomo Prandelli, tanto da mettersi a disposizione per qualunque cosa, perché prima di tutto viene la salute. Un colloquio cordiale, franco quasi da fratello maggiore a fratello minore.

Parola, insomma, non di circostanza o cariche di retorica. No, perché per Rocco prima di tutto vengono i rapporti umani. Poi il resto. Stessa disponibilità mostrata dalla dirigenza viola che non ha provato neppure a far cambiare idea al tecnico, dopo averlo visto sinceramente provato e convinto della strada intrapresa.

Poco o niente lasciava intravedere una scelta del genere, tanto da pensare che poco nulla sarebbe cambiato anche se fosse arrivato un successo contro il Milan.

Niente dicevamo, perché i contatti di lunedì – pochi per la verità – tra Prandelli e Barone-Prade erano sintonizzati sulla normalità. E la poca voglia di parlare del tecnico era da interpretare come solo la necessità di sbollire la rabbia per quanto era accaduto sul campo domenica pomeriggio.

Invece il ’semi silenzio’, le rassicurazioni e l’appuntamento fissato per martedì alle 12 al Centro Sportivo nascondevano ben altre intenzioni. Invece, è arrivata la decisione più inaspettata, «dettata dalla responsabilità enorme che prima di tutto ho per i calciatori e per la società, ma non ultimo per il rispetto che devo ai tifosi della Fiorentina».

Quindi il passaggio chiave: «In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il 100%, ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro».

Un segnale di malessere c’era stato subito dopo la vittoria a Benevento, segnato sul volto del tecnico e interpretato come stanchezza fisica. Anche perché la settimana di avvicinamento al Milan era scivolata via senza scossoni. Ma alle una di ieri tutto è diventato più chiaro.

O meglio, più complicato per la Fiorentina che si è messa in moto per risolvere nella maniera più logica la crisi tecnica apertasi con le dimissioni di Prandelli. Iachini è stato messo in preallarme subito, e Beppe si è messo a disposizione e già ieri in serata era a Firenze per effettuare i controlli di rito, anche se lui ha già fatto i conti con il virus. Già oggi il primo allenamento con chi non è in nazionaleli. Per riprendere il discorso interrotto.  

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