Ahi Fiorentina, ti meriti un 5,5: ecco i voti di metà stagione

Quanta fatica nel girone di andata. Preziose due vittorie negli scontri diretti

Ribéry durante la sfida con il Crotone (Fotocronache Germogli)

Ribéry durante la sfida con il Crotone (Fotocronache Germogli)

Firenze, 25 gennaio 2021 - Giro di boa con vista sull’undicesimo posto, non granché ma neanche male per come ad un certo punto si era messa la classifica, che da quando la Fiorentina è fallita (2002) ha rischiato di essere in assoluto la peggiore dopo il girone di andata. Ora è sempre la peggiore, ma almeno a parimerito, e comunque sono arrivate le vittorie negli scontri diretti contro Cagliari e Crotone: buon segno davvero, dopo i moltiplici esempi di fragilità che la squadra aveva mostrato negli incroci pesanti al Franchi (Sampdoria, Benevento, Genoa, Bologna).

Il gioca-gioca di Iachini

E’ rimasto il simbolo sonoro – colpa degli stadi vuoti e dei microfoni vicini alla panchina – del mancato decollo, che poi si è appiattito in una ricerca ossessiva di concretezza declinata nel 3-5-2. Lo stesso al quale si è poi affidato Prandelli, ma non precorriamo i tempi. Volendo trovare almeno sul campo una logica di quello che è successo, va riconosciuta a Iachini la ricerca della maggiore redditività possibile: concentrazione esasperata in chiusura e velocità nelle ripartenze. Certo che rispetto a Prandelli, Iachini aveva un’arma in più (Chiesa) ed era più semplice guadagnare metri per alzare la squadra senza il faticoso tran tran dei passaggi vagamente verticali. I problemi di Iachini sono stati essenzialmente due: il peso insostenibile della critica che si aspettava un’evoluzione del gioco (la sconfitta a Roma è stata la più disarmante) e la sensazione che il gruppo non seguisse più la filosofia essenziale dell’allenatore. O, almeno, ci si augurava che le qualità dei giocatori potessero risaltare meglio con un modulo più propositivo in fase di costruzione e gestione dell’iniziativa.

I tentativi di Prandelli

Il ritorno in panchina dell’allenatore più vincente della storia viola ha nuovamente alzato le aspettative. Prandelli è partito con la difesa a 4 e ha provato ad alzare la posizione di Ribery, puntando sugli inserimenti delle mezz’ali. Un punto nelle prime quattro partite lo ha convinto che fosse il caso di cambiare e dopo la sconfitta a Bergamo (0-3) la squadra si è ritrovata in ritiro. Lì un confronto con i giocatori ha convinto Prandelli che sarebbe stato meglio ritrovare alcune certezze: difesa a 3, centrocampo più denso, baricentro basso e metri guadagnati attraverso le ripartenze. Rivisto e corretto, un ritorno a quello che Iachini aveva apparecchiato avendo a disposizione uno dei migliori contropiedisti del campionato, Federico Chiesa. La squadra si è ripresa contro Sassuolo e Verona e poi... E poi c’è stata la clamorosa vittoria a Torino contro la Juve, 3-0, sembra ancora incredibile. Andò tutto bene: qualche dio del pallone baciò la partita della Fiorentina, che però rischiò di perdere la domenica successiva nella sfida interna contro il Bologna. Maledetta discontinuità. Poi altre 3 sconfitte in 5 partite. Ma anche 2 vittorie negli scontri diretti ed è da lì che la Fiorentina riparte.

I voti

Dragowski 5,5: decisivo in almeno quattro partite (Genoa, Verona, Bologna, Cagliari) ha aumentato il peso specifico del suo repertorio. Da migliorare le uscite alte e la gestione della palla con i piedi.

Milenkovic 6: la sua forza è indiscutibile, la sensazione che in certe partite avrebbe voluto essere altrove anche (vedi Napoli). Comunque 21 presenze e 2 gol. Più un contratto in scadenza nel 2022. 

Pezzella 5,5: undici presenze e un gol in una stagione accidentata: infortuni, spogliatoio complicato, voci insistenti di mercato. Molta generosità, poche partite da leader vero. 

Igor 6: molta periferia, fino a quando Prandelli non gli ha dato continuità nella difesa a 3. Potenza fisica evidente, buona la reattività negli spazi stretti, una tendenza saltuaria alla distrazione.

Caceres 5,5: stagione ondivaga con un picco straordinario (a Torino contro la Juve). Molta duttilità: ha giocato centrosinistra a tre e ha fatto l’esterno sulle due fasce. Ma troppi gli errori decisivi in chiusura.

Ambrabat 6: in crescita dopo un lungo periodo di pattugliamenti in un centrocampo incapace di sostenere (a livello tattico) lo stanatore di palloni. Contributo sufficiente, aspettando il vero Amrabat.

Biraghi 6-: quattro assist e un gol, mica male per un esterno teoricamente difensivo. Ma proprio nella fase di chiusura ci sono state indecisioni determinanti e il voto si abbassa per questo. 

Castrovilli 6,5: il numero 10 sulle spalle, quattro portieri battuti, un gran numero di chilometri percorsi. Stagione partita alla grande, poi la crisi e la dispersione multiruolo. Segnali di ripresa contro il Crotone.

Bonaventura 5,5: negli occhi c’è il bel gol che ha messo in discesa la partita contro il Crotone. Ma prima di quella, Bonaventura è stato poco Jack: percussioni contingentate e poca mira al tiro.

Ribery 6: valutazione difficile: i momenti top si sono alternati con quelli down. Pesa sul 6 anche il fatto che FR7 non abbia mai segnato. Sempre meglio averlo, quando è nei suoi cenci.

Vlahovic 6,5: per un centravanti parlano i gol, che sono 6 nelle ultime 8 partite. Fiducia ripagata dopo un periodo triste e tristo, con molta malinconia declinata in campo. Ma le qualità si vedono eccome.

Prandelli 6: ingresso in corsa e tentativi vari per trovare equilibrio. Scelte chiare in attacco, esperimenti non sempre riusciti a centrocampo. L’esperienza nella gestione dei problemi si intravede.

 

 

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