The Dubliners, il ritorno di Giancarlo Sepe. I dubbi e le ipocrisie del tempo omologato

La recensione

The Dubliners

The Dubliners

Firenze, 8 ottobre 2021 - La platea svuotata di poltroncine e riempita con un’ enorme tavolata che si consacra come palcoscenico nel palcoscenico come parte di un tutto logico e illogico nello stesso tempo. Ma anche come quella città che Joyce trasfigura come rivelazione di carattere religioso, per rendere evidente ai suoi concittadini che si trovano al centro di una paralisi spirituale: tra corrotti e oppressi da regole inutili quanto crudeli. I movimenti sincronizzati perfino esasperati, la musica, il ritmo: bentornati nel mondo di un regista visionario come Giancarlo Sepe che proponendo i grandi classici dalla sua Comunità di Roma, nel suo stile colorato, folle - per l’epoca - si è guadagnato il titolo di re degli innovatori & trasgressori di nuovi linguaggi legati al teatro.

Il mondo di Sepe è sempre un’incognita: entri e non sai dove andrai a finire e ti porterà. Ed è esattamente questo il suo incantamento. In scena al Teatro dela Pergola fino al 14 ottobre c’è l’ultimo dei racconti, The Dead (I Morti), e il dodicesimo, Ivy Day in the Committee Room (Il giorno dell'edera) dei quindici scritti da James Joyce per The Dubliners agli inizi del Novecento sull’esistenza statica e alienata dei dublinesi di cui l'autore faceva parte. In un teatro dove spariscono le quinte e lo spettatore è immerso nell’ atmosfera grigia e fumosa di una Dublino dove si muovono personaggi stanchi e sfiniti che si trascinano nella vana speranza di trovare uno slancio, un sussulto di vita. L'anima della ricerca di Sepe è proprio questa, ancora, legata allo spazio scenico che ne condiziona ritmi e visioni.

The Dubliners è una sorta di itinerario virtuoso che fa incontrare tutti i personaggi di Joyce in una lunga panoramica, dove conosciamo le famose Epifanie dell'autore, che nella mestizia delle piccole storie di piccoli uomini, scava dall’apatia e dall’immobilità del quotidiano quella luce poetica che alimenta un popolo privo di qualunque stimolo. Il messaggio arriva forte e chiaro: Joyce fugge dalla paralisi emotiva dei suoi concittadini, che nella serata dell'Epifania si celebra intorno a un’enorme tavola per festeggiare, ipocritamente, tra canti e balli. Dove i morti dice l'autore, in realtà sono più vivi dei vivi, e hanno lottato fino all'ultimo spasmo.

Preparatevi a The Dubliners come frantumazione dei racconti, e come fossero fotografati. Oppure letti, o vissuti come ricordi familiari. Ottimo cast di attori da nominare e formato da: Maddalena Amorini, Davide Arena, Sonia Bertin, Alessandra Brattoli, Federica Cavallaro, Manuel D’Amario, Davide Diamanti, Fabio Facchini, Ghennadi Gidari, Camilla Martini, Laura Pinato, Federica Stefanelli, Guido Targetti, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe e con la partecipazione di Pino Tufillaro. Applausi alla fine dai pochi spettatori piazzati – a parte rare eccezioni di quel che resta della platea causa spettacolo – solo nei palchi . Da vedere.

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