"Tebas Land" al Teatro di Rifredi, quando la realtà vuole andare in scena

La recensione dello spettacolo, in cartellone a Rifredi fino al 27 ottobre

Una foto di scena

Una foto di scena

Firenze, 11 ottobre 2019 - Una storia tenera più che livida. Dolce e struggente più che pulp. Anche l’antefatto: «Questa storia racconta di un detenuto che ha bisogno di guardie carcerarie per parlare», non aggiunge né toglie niente a un racconto che potrebbe essere preso da un fatto di cronaca nera come ce ne sono fin troppi. Diciamo che la quotidianità ci ha assuefatto al peggio e dunque vedere questo spettacolo sarebbe cosa buona e giusta per tornare a una riflessione collettiva.

Titolo: «Tebas Land», luogo, Teatro di Rifredi. Lo spettacolo aveva debuttato in anteprima al Todi Festival, e adesso debutta in prima nazionale a Firenze, appunto, al Teatro di Rifredi, e resterà in cartellone fino al 27 ottobre.

Trattasi dell’opera del drammaturgo franco-uruguaiano Sergio Blanco per questa nuova produzione di Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi che vede interpreti Ciro Masella e Samuele Picchi. Va detto che la cronaca vista attraverso la sensibilità di Sergio Blanco è stata quasi riscritta con «Tebas Land», che si è ispirata al mito leggendario di Edipo, alla vita del martire San Martino e a un fatto di cronaca giudiziaria, (forse?) immaginato dallo stesso Blanco, il cui protagonista è un giovane parricida di nome Martino.

A partire da una serie di colloqui, che si svolgono nel recinto di un campetto di basket di una prigione, tra il giovane parricida e il drammaturgo che vorrebbe portare in scena la sua storia, «Tebas Land» a poco a poco si allontana dalla ricostruzione documentaristica del crimine, per soffermarsi – come in «A sangue freddo» di Truman Capote – sulla relazione che si instaura tra lo scrittore e il detenuto.

Ci si interroga sulla possibilità e sui rischi di trasporre, senza ambiguità, la realtà in una creazione artistica. Quest’opera riesce a spandere anche sullo spettatore l’emozione, la poesia e la passionalità del racconto di una tragedia familiare con la lucidità e l’astrazione di una acuta riflessione sul linguaggio e la comunicazione teatrale, in quanto lo spettacolo viene montato e smontato in diretta sotto gli occhi del pubblico in un gioco di scatole cinesi.

«Tebas Land» è intelligente, spiazzante, autoironico e anche colto a tratti commovente e poco violento. L’altra sera erano sessanta contate le persone sedute sul palcoscenico che guarda la platea del Teatro di Rifredi, ad assistere alla prima che dura un’ora e quaranta con un’attenzione palpabile. La scena si svolge qui, a un passo da noi, dove lo spettatore diventa testimone di dialoghi e situazioni: in un alternarsi tra il beckettiano e il pirandelliano di essere dentro e fuori la scena, dentro e fuori altre identità. Ho trovato bravissimo e molto convincente con una fresca e realistica intepretazione, Samuele Picchi nel doppio ruolo di carnefice e vittima. All’altezza della sua parte il ben rodato e conosciuto Ciro Masella, a tratti un po’ troppo compiaciuto del suo recitare. La regia di Angelo Savelli ha dato quel tocco in più che conferma il suo status di signore dello spettacolo italiano. Applausi calorosi alla fine: si replica. Da vedere.

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