Vassallo in scena. "Vi racconto Spadaro", missione riuscita

La recensione di Titti Giuliani Foti

Gianmaria Vassallo in scena

Gianmaria Vassallo in scena

Firenze, 16 febbraio 2019 - Ci vuole una buona dose di coraggio a vent’anni a salire su un palcoscenico e proporre un nome come Odoardo Spadaro. Sconosciuto a quasi tutti e non solo ai ventenni che sono abbastanza giustificati, Spadaro è un nome rimasto nella memoria giusto a chi ha oggi un’ottantina d’anni. O a chi ama le tradizioni popolari e la loro raffinatezza ormai messa all’angolo dalla volgarità imperante di programmi televisivi o dei social che ti rimbombano dalla mattina alla sera di cretinate vuote e spesso inutili. 

Dunque con una dose di coraggio che andrebbe premiato solo per questo, il giovane Gianmaria Vassallo, 23 anni, ha debuttato l’altra sera al Teatro della Compagnia a Firenze con un progetto unico nel suo genere, dal titolo "Il mio nome è Spadaro" di cui è stato protagonista assoluto per la regia perfetta e piena di rimandi a un passato tragico ma anche poetico della nostra esistenza, grazie al lavoro dell’ottimo regista Riccardo Giannini.  Non un’operazione nostalgia, ma anzi, una geniale idea di promuovere dal palcoscenico l’orgoglio di essere fiorentini e toscani, di essere uomini con valori di sensibilità, impegno, arte e anche ingegno. Nel  nome di Odoardo Spadaro si ritrova in  questo spettacolo tutta quell’ identità  autorale che ha fatto crescere Firenze anche   attraverso la musica. E attraverso Spadaro,  riconosciuto artista   anche nel cuore dei tanti emigrati dell’epoca: e non a caso le parole delle sue canzoni  ritrovano il loro senso etico anche oggi.  

In scena lo spettacolo è il racconto di  un viaggio attraverso i lati più sconosciuti della vita di Spadaro che qui si rivela un fantasista, un geniaccio funambolo della parola. Dai primi momenti dell’infanzia vissuti nei rigidi collegi fiorentini, passando per i successi ottenuti nelle lunghe tourneè parigine e americane, per arrivare in seguito a ricordi e aneddoti sulla Firenze del tempo. Il recital di Vassallo è molto poetico e strappa applausi a scena aperta più e più  volte. Il canovaccio è stato creato con molto materiale  inedito, recuperato da vari archivi storici dallo stesso Vassallo e già questo batte una specie di record per un fantastico giovane follemente curioso, da non sottovalutare.

Poi ci sono i brani, suonati dal vivo e  arrangiati in chiave moderna, con le canzoni che il pubblico si  aspetta di riascoltare: da Porti un bacione a Firenze a  Il valzer della povera gente, a Sulla carrozzella, la Ninna nanna fino a pezzi mai sentiti, almeno da me – ammetto l’ignoranza – come  La rumba fiorentina. 

La storia di Spadaro sul palcoscenico – alla riscrittura drammaturgica col regista  Riccardo Giannini ha contribuito un altro giovane di bellissime speranze, l’attore Simone Fisti –   è il racconto dell’umanità di un personaggio tutto nostro che ha goduto di fama internazionale e ha lavorato all’estero con i più grandi nomi. E che noi, mea culpa,  abbiamo totalmente dimenticato. Applausi e molta commozione alla fine dello spettacolo che dovrà essere replicato per forza. 

La  serata ha avuto un aspetto anche solidale per sostenere la Onlus Cure2Children.

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