Paolo Conticini in "Full Monty": "Recitare era solo un sogno. Poi un agente mi notò"

L'attore al Teatro Verdi di Firenze per un rifacimento del celebre musical, che a sua volta nasce da un fortunato film. Con lui altri quattro protagonisti

Paolo Conticini

Paolo Conticini

Firenze, 3 dicembre 2019 - Attore, cantante. E ora spogliarellista. Al Teatro Verdi di Firenze, da mercoledì 4 dicembre fino a domenica, va in scena “The Full Monty” con Paolo Conticini. E con il suo nudo integrale. Opportunamente coperto solamente dai grandi riflettori che, nel momento clou dello spettacolo, saranno rivolti verso il pubblico, abbagliandolo.

Ma il nudo c’è. E insieme al suo, quelli di Luca Ward, di Nicolas Vaporidis, di Gianni Fantoni e Jonas Bascir. Lo spettacolo nasce dal fortunato film del 1997 di Peter Cattaneo, che poi a sua volta diventò un musical andato in scena a Broadway e in tutto il mondo. Quella che va in scena al Verdi di Firenze è la riproposizione, in chiave tutta attuale e italiana, di quel musical.

La storia è quella di un gruppo di operai che, ritrovatisi disoccupati per via di una crisi che travolge implacabile vite e destini, si reinventano spogliarellisti. Senza sapere niente dell’arte dello strip tease, con molti impacci e molte paure. Ma devono provarci, perché l’importante è sopravvivere. E in tempi di crisi assoluta come i nostri giorni, questo spettacolo sembra ancora più attuale.

Paolo, che cosa cambia dal film allo spettacolo?

“L’azione è stata spostata in Italia: dalla Sheffield del film a Torino. Due città industriali, quindi in realtà non cambia poi molto. Io sono uno degli operai che si improvvisano spogliarellisti per necessità. Con quella scena finale nella quale il nudo è senza trucco e senza inganno: speriamo che i riflettori che abbagliano il pubblico funzionino ogni volta”.

Anche per te, in fondo, lo spettacolo è stato qualcosa di non pianificato, nella tua vita. Sei attore da quasi venticinque anni: ma non pensavi affatto che quello sarebbe stato il tuo destino…

“No, assolutamente no. Vivevo a Pisa, lavoravo in una palestra, e come tanti ragazzi avevo fantasticato di fare l’attore o il calciatore, ma come sogni. Stavo facendo servizio d’ordine in una discoteca della Versilia quando mi si è avvicinato un tipo, porgendomi il suo biglietto da visita. ‘Sono un agente: tu hai una faccia da cinema’, mi disse più o meno. Poco dopo, mi aveva procurato due provini”.

Per quali film erano?

“Uno era per ‘Belle al bar’ di Alessandro Benvenuti; andò male. L’altro era per ‘Uomini uomini uomini’ di Christian De Sica. Andò meglio. E da lì cambiò la mia vita: con Christian diventammo amici, e abbiamo fatto un sacco di film insieme”.

Saranno gli anni dei cinepanettoni: “Natale sul Nilo”, “Natale in India”, “Natale a Rio”, ma anche “The Clan”, il film in cui Christian De Sica ripercorre a modo suo i fasti del musical. Sarà una stagione molto fortunata, con incassi miliardari per quei film. E con un rapporto di amicizia e di complicità molto forte con Christian, ma anche con Massimo Boldi. Paolo, ma è vero che è grazie a te che Boldi e De Sica si sono potuti riavvicinare, dopo anni di freddezza e di separazione artistica?

“Sì, e ne sono molto orgoglioso. Sono sempre rimasto amico di tutti e due, e aspettavo l’occasione per farli ritrovare. Ho invitato entrambi alla mia festa di compleanno: e quando Massimo ha incontrato Christian, è scoppiato a piangere come un bambino. Si sono riuniti in quel momento lì, come se non fosse passato neanche un giorno”.

Venerdì pomeriggio, alle 15:30, Paolo Conticini sarà ospite della scuola Immagina, per una masterclass sul mestiere dell’attore aperta a tutti (ingresso libero; la scuola è in Borgo Stella 11 a Firenze, zona San Frediano).

Quale consiglio daresti ai ragazzi che vogliono intraprendere la carriera di attore o attice?

“Si tratta di un mestiere difficilissimo, mai sicuro. Il primo consiglio è quello di preparare sempre un piano B, un’altra carriera, perché il sogno di fare l’attore non sempre può trasformarsi nel lavoro di una vita. Meglio prenderlo come un gioco; poi, se quel gioco si concretizza, prenderlo assolutamente e totalmente sul serio, studiare tanto e non fermarsi mai, con studio e con costanza infinita”.

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