Firenze, 30 aprile 2014 _ Con il Tristano e Isotta di Richard Wagner si è inaugurato il 77°Maggio Musicale Fiorentino. E' l'ultima inaugurazione del festival al Teatro Comunale prima dell'entrata in funzione definitiva del teatro dell'opera. 

Atto I 

Durante un viaggio in mare viene svelata la storia drammatica della protagonista. E’  Isotta, principessa d’Irlanda, che deve andare in sposa al re Marke in Cornovaglia dopo l’uccisione del suo amato Morold da parte del nipote dello stesso Marke, il cavaliere Tristano. Colui è il timoniere della nave  che porta Isotta verso il suo destino. Ma durante il viaggio, grazie all’ancella Brangäne, Tristano e Isotta si innamorano perdutamente l’uno dell’altra. Un filtro avvelenato, ordinato dalla principessa all’ancella, doveva vendicare l’uccisione di Morold e al tempo stesso impedire alla donna di andare in sposa a Mark. La morte di entrambi è invece scongiurata da Brangäne che scambia la bevanda con un filtro d’amore.

La scena secondo la lettura del regista Stefano Poda vede lo scorrere della sabbia durante tutto l'atto: un elemento che simboleggia il dramma terreno evocato in mezzo al  mare con una pedana mobile a evocare il movimento della nave. Le due donne sono protagoniste assolute della vicenda nel primo atto. Vocalmente l'ancella di Julia Rutigliano è di grande fascino sonoro mentre l'Isotta di Lioba Braun è convincente nei passaggi drammatici del racconto della morte di Morold e dell'offerta del filtro a Tristano, reso ottimamente da Torsten  Kerl. La lettura del direttore Zubin  Mehta è molto attenta a sottolineare i momenti in cui l'amore tra i due viene esaltato dalla partitura, a partire dal Preludio fino al momento dell'idillio successivo alla bevuta del filtro.

Atto II

Alla corte di Cornovaglia Tristano e Isotta si incontrano segretamente approfittando della notte. Insieme innalzano un inno al loro amore, ma il pericolo è incombente. I due non si devono guardare solo dal re Marke, ma anche dal suo cavaliere Melot, invaghito a sua volta di Isotta. Invano Brangäne li avverte del rischio che si avvicina con le luci dell’alba. Anche Kurwenal, scudiero di Tristano, li mette in guardia. Ma Marke e Melot irrompono nella stanza sorprendendo la coppia. Il re ha parole di biasimo nei confronti del nipote, che sfida a duello Melot non prima di chiedere a Isotta di seguirlo “dove non c’è luce di sole”. Poi si fa trafiggere dalla spada del rivale.

Anche in questo secondo atto la sabbia continua a scorrere come in una clessidra. Figure bianche e nere simboleggiano il giorno e la notte, ma anche l'amore e la morte che inizia a incombere sui due personaggi. Il dialogo tra I due protagonisti viene ben sorretto dal disegno orchestrale sottolineato da Mehta. Lioba Braun e Torsten Kerl rispondo al compito con sicurezza e grande musicalità, in particolare il tenore che impersona Tristano. Autorevole, anche come presenza, il basso Stephen Millng nel ruolo del re Marke.

Atto III

Sulla spiagga di Kareol in Bretagna Tristano, agonizzante,  viene vegliato da Kurwenal. Il cavaliere ferito recrimina che Isotta si trattenga nel regno del giorno. Ma lei sta arrivando a bordo di una nave: Tristano trova le forze per togliersi le bende e andare incontro a Isotta che ne raccoglie l’ultimo respiro tra le sue braccia. Sbarcano anche Marke e Melot: Kurwenal uccide quest’ultimo pensando a un agguato. Ma il re, saputo da Brangäne dello scambio di filtri era venuto a perdonare Tristano. Isotta però non l’ascolta più ed eleva il suo lamento supremo cadendo poi esanime sul corpo dell’amato.

La sabbia continua a scorrere in una spiaggia piena di corpi alla deriva. Se il primo atto vedeva Isotta in primo piano, nel terzo la scena è in gran parte di Tristano con Torsten Kerl che si muove agevolmente nelle difficili linee melodiche scritte da Wagner. A Lioba Braun spetta comunque il finale in una scena che da scura diventa piena di luce. Zubin Mehta si muove benissimo nel sottolienare il legame tra amore morte e trasfigurazione. L'orchestra lo ha assecondato in pieno. Gli applausi sono soprattutto per lui, oltre che per il cast e per Poda.

Michele Manzotti