L'ira di Narciso: quando un racconto non basta

Al teatro di Rifredi un testo di Sergio Blanco

L’attore Carmine Maringola

L’attore Carmine Maringola

Firenze, 23 ottobre 2020 - Ha debuttato l’altra sera la stagione numero 35 del teatro di Rifredi con un testo omaggio a Sergio Blanco, uno «dei più originali e innovativi drammaturghi apparsi recentemente sulla scena internazionale»: così recita il programma di sala. Sul palcoscenico di Rifredi a rappresentare l’autore uruguaiano l’attore Carmine Maringola, protagonista e scenografo – oltre che marito – di quasi tutti gli spettacoli di Emma Dante. Una lettura che si è sviluppata in mezzo a una scenografia di spartiti disseminati sul palcoscenico, con pochi tocchi scenografici se non pannelli con nomi di luoghi e località dove si svolgeva l’azione per la regia di Angelo Savelli. Dunque Maringola ha letto, intepretando «L’ira di Narciso» uno dei testi definiti più scabrosi dello scrittore uruguaiano. Io dico inutilmente scabrosi non solo ai fini della storia che senza quei dettagli di sesso omosessuale, sarebbe rimasta tale e quale. Dettagli che non hanno aggiunto nè tolto niente a una storia di per sè anche prevedibile. Si capisce fino dalle prime due battute che l’assassino dal coltello elettrico che fa a fette gli uomini come un serial killer, è quello che incontra il protagonista. E l’io narrante Maringola per caso e per piacere si trova a fare sesso a tutto spiano con l’assassino, fra dark room, vespasiani, luoghi per battere e orge al maschile dove le curve muscolose degli uomini si accoppiano mai teneramente, ma per l’atto fisico carnale in sè. Con un continuo riferimento all’autoerotismo fatto in due o più uomini descritto nei dettagli, come essere attivi e passivi nello stesso momento: a chi dovrebbe interessare un simile testo superato dai fatti e da questi anni dove il sesso non è l’ultimo baluardo della scabrosità? Ci sono stati immensi autori dichiaratamente omosessuali – e non voglio fare l’elenco del telefono di nomi – della letteratura mondiale che mai hanno ostentato i loro gusti sessuale nelle opere. «L’ira di Narciso» mi è sembrata quasi la reincarnazione di una vecchia sexy chat perchè questa storia di Blanco e del un suo viaggio a Lubiana per tenere delle conferenze sul mito di Narciso e le annunciate disquisizioni dotte sul tema del narcisismo, vengono sì annunciate, ma non esistono. Le sue disquisizioni sul tema, che constano solo nella descrizione del sesso omosessuale fine a se stesso, si confondono con il traboccante io narcisistico , questo sì, dell’autore, coinvolto in queste torbide, noiose e anche patetiche relazioni occasionali. Prova d’attore non del tutto convincente, nonostante la volontà di Maringola dal piglio contemporaneo,ma forse fin troppo compiaciuto.

Recensione di Titti Giuliani Foti

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