Gianmaria Vassallo: "Io, cantautore sulle orme di Spadaro"

Vassallo ha appena pubblicato via social la canzone «Firenze che città»

Gianmaria Vassallo in una recente esibizione in teatro

Gianmaria Vassallo in una recente esibizione in teatro

Firenze, 19 ottobre 2018 - «La mia Firenze? Una bambola con dentro il petto il cupolone, negli occhi l’immagine dell’Arno, le piazze sono la faccia e i campanili le braccia». Parola di Gianmaria Vassallo, il toscanaccio doc che ha appena pubblicato via social la canzone «Firenze che città», un inno d’amore al capoluogo toscano ma anche un messaggio al mondo: la nuova generazione di artisti fiorentini è più viva che mai. Infatti, per il testo da lui scritto, ha scelto Lorenzo Baglioni, altro fiorentino doc, per recitare alcune strofe della canzone che da poche ore è stata lanciata su Facebook e su Youtube. Il menestrello 2.0 ha soltanto 23 anni ma è un grande conoscitore della tradizione popolare fiorentina, e della Toscana in generale, che porta in giro con i suoi spettacoli teatrali, sempre con ironia. 

Dove nasce questa passione? «Da un senso di appartenenza, dal voler scoprire da dove si proviene, base essenziale dei miei spettacoli e di tutto quello che faccio perché più che un menestrello, titolo che lascio ad altri più importanti di me, io mi sento un toscanaccio doc». 

E proprio grazie alla sua toscanità ha esordito in tv a soli 10 anni… «Sì, ho partecipato a ‘Chi ha incastrato lo zio Gerry?’ su Canale 5 nel 2005. Dovevo restare solo una serata e, invece, sono rimasto per tutte e sei le puntate. L’esperienza televisiva mi ha fatto capire che quella era la mia strada».

Che origine ha il testo ‘Firenze che città’? «Da anni «canto» la toscanità ma non avevo mai fatto qualcosa di specifico per Firenze. Alcuni amici mi hanno fatto notare la mancanza e così ho deciso di dedicare una canzone alla città, ma senza parlare delle bellezze che sono sotto gli occhi di tutti o che, comunque, sono già state oggetto di altri testi. Ho voluto parlare di una bambolina, di un libro aperto di meraviglie».  

Un vero e proprio inno d’amore. «Sì. E ho cercato di trasmettere quella sensazione di meraviglia che si ha al cospetto di Firenze, ovvero si resta senza parole dall’immensa bellezza. Ho alternato strofe cantate a quelle recitate dall’amico Lorenzo Baglioni che ringrazio pubblicamente per la collaborazione. A lui ho lasciato la parte più aulica e poetica».  

Viste tutte le critiche, Firenze ancora oggi è così bella come lei la descrive? «Assolutamente sì. Sono i fiorentini che creano polemiche. Mi spiego meglio: io amo Firenze e i fiorentini ma alla gente manca quel senso di forte appartenenza che, invece, hanno i romani o i napoletani. Un esempio? Dante, un grande fiorentino ma è morto in esilio. I fiorentini sono polemici per natura ma anche questo fa parte della bellezza di esser fiorentini». 

I progetti futuri di Vassallo? «Prosegue il tour dello spettacolo teatrale ‘Toscano per caso’ (le date aggiornate sulla pagina facebook dell’artista, ndr). E sto lavorando a un progetto con la Regione: un musical incentrato su vita e opere inedite di Odoardo Spadaro». 

 

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