Francesca Reggiani, "Noi, le donne di origine controllata"

Al Teatro Puccini il suo spettacolo D.O.C

Francesca Reggiani

Francesca Reggiani

Firenze, 9 febbraio 2019 - «No, ascolta. Non dire neppure per scherzo show al femminile. Perchè sennò voglio che anche quelli di Fiorello, Brignano e tutti gli altri diventino show al maschile: ma si è mai sentito?».

Francesca Reggiani in scena ieri sera al Teatro Puccini con il suo spettacolo «D.O.C. Donne di origine controllata».

Francesca è ancora fedele al suo sapersi prendere in giro?

«Sì e sempre: porto in scena una specie di manuale di sopravvivenza al caos. Penso a un qualcosa che sia una specie di bussola per orientarsi in un mondo sempre più smagnetizzato. Ti sarai resa conto che non esiste più la strada sicura, il posto fisso, il porto franco, la via retta».

Si procede per sbandamenti?

«E come, no? Rimbalziamo tra vero e falso, tra realtà e reality, tra innovazione e tradizione. Con la sensazione di essere le palline di una partita a flipper giocata da altri. Secondo me non doveva andare così. E dunque non ci restano che due opzioni: piangersi addosso o farci sopra della satira. Io preferisco la seconda».

Anche il ritorno della Tv delle Ragazze dopo trent’anni è stato un successo.

«E’ stato molto bello, divertente, noi, le ragazze di trent’anni fa c’eravamo tutte, lo zoccolo duro c’era tutto. Alcune non le vedevo da decenni, Cinzia Leone, Lella Costa, Maria Amelia Monti, Sabrina Guzzanti: è stata una cosa bellissima. Siamo partite tutte da lì ed eravamo giovanissime. Bello ritrovarsi con una super Serena Dandini da do maggiore. Sono contenta che sia stato così visto il programma. Anche per le nuove generazioni».

In D.O.C. racconta l’ attualità.

«E’ uno show con pezzi di repertorio e altri, invece, nuovi, attualizzati di volta in volta quando accade qualcosa che secondo me merita attenzione».

Del tipo?

«Mi viene da pensare alla vecchiaia quando oggi la vecchiaia è mal tollerata. Giovani ce ne sono pochi rispetto ai vecchi: basta andare all’estero e tornare in Italia. Siamo un Paese di anziani, diciamolo. Poi a Sanremo vedi artiste tipo Patty Pravo e non hai più niente da dire. Se mi scappano cinque minuti durante lo spettacolo qualcosa su di lei ce la butto dentro».

Riguardo a?

«Alla vecchiaia che sappiamo tutti non essere meravigliosa, ma che va saputa accettare. E’ assurdo che a ogni compleanno ci siano donne che si tolgano due anni e passino dal chirurgo plastico. Come è assurdo dire che la terza età sia la migliore della vita».

Per gli uomini non vale però.

«Già. E questa è un’ingiustizia assoluta. L’uomo ha una data di fascino fino alla morte, nessuno lo tocca nè lo mette in dubbio. La donna invece, chissà perchè, ha una data di nascita con scadenza. Se superi una certa età, sei morta».

Esperienze nel settore?

«Sere fa parlavo con un uomo chic, ultra settantenne, elegante e di classe che raccontava quanto gli fosse sembrato assurdo stare tanto bene con una quarantenne. Lui, che al massimo era stato con donne di 38 anni. Non so se rendo l’idea».

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