Cenerentola si fa bella a Boboli

Allestimento convincente dell'opera di Rossini nell'ambito del ReGeneration festival

Una scena di Cenerentola (foto Guy Bell concessa da ufficio stampa)

Una scena di Cenerentola (foto Guy Bell concessa da ufficio stampa)

Firenze, 27 agosto 2020 - Uno spettacolo operistico al giardino di Boboli è un'occasione per poter apprezzare la musica in una cornice affascinante. Già da due anni il Teatro del Maggio ha recuperato la grotta del Buontalenti per allestire titoli di opere antiche. Stavolta è toccato a un festival nato recentemente, come il New Generation (quest'anno ReGeneration), ad allestire palco e tribuna al pratone delle colonne. Una sfida importante, perché l'opera prevede un'organizzazione complessa così come lo è la logistica per il pubblico, Invece l'allestimento per la Cenerentola di Gioachino Rossini ha superato bene l'esame dal punto di vista organizzativo ma anche (e non era scontato) anche da quello musicale.

Le scenografie erano virtuali invece che fisiche, con proiezioni video sul fondo bianco che delimitava il palcoscenico. Una prassi che d'altra parte spesso è utilizzata con ottimi risultati anche nei teatri d'opera. All'interno della visione del regista e scenografo Jean-Romain Vesperini, i tanti elementi proiettati senza soluzione di contiunità durante la vicenda, talvolta potevano distogliere l'attenzione dalla musica e dai cantanti. I cui movimenti, compresi quelli del coro, a volte superavano il confine dell'opera buffa andando verso gesti che appartengono al teatro delle marionette, a nostro parere meno efficaci. I passaggi da una situazione all'altra erano invece ben congegnati in linea con il libretto di Jacopo Ferretti.

Il cast è apparso a proprio agio sia in questa lettura scenica sia nel repertorio del Belcanto (l'opera è del 1817). A partire dalla protagonista Svetlina Stoyanova, mezzosoprano dotata di mezzi tecnici ragguardevoli che le hanno permesso di affrontare il finale impegnativo, convicendo anche nel passaggio psicologico da serva a principessa. Autorevole per bravura vocale e scenica anche il Don Magnifico del baritorno Daniel Mirosław, mentre il tenore leggero Josh Lovell ha fornito una prova convincente come Don Ramiro. Bene anche Gurgen Baveyan (Dandini), Monreal Marvic e Giorgia Paci, rispettivamente le sorelle Tisbe e Clorinda, e Blaise Malaba (Alidoro). 

Il direttore Sándor Károlyi (anche al fortepiano per accompagnare i recitativi) si è distriscato bene nel torrente di note che le opere buffe di Rossini presentano abitualmente tra momenti solisti e concertati. In questo è stato supportato adeguatamente dal lavoro dell'orchestra Senzaspine. Uno spettacolo degno, giustamente festeggiato dal pubblico.

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