Quel Paradiso un po' infernale. Germano e Teardo, sperimentare con Dante

La recensione dello spettacolo andato in scena alla Pergola

Elio Germano e Theo Teardo

Elio Germano e Theo Teardo

Firenze, 25 ottobre 2021 - Metti di immergerti in un Paradiso che prima di essere pacificatore è quasi un  incubo, anche un po’ infernale. Metti che sia sovrastato da  flash di luci e suoni e come spettatore risucchiato in un crescendo fino a quasi stordirti. E metti pure e due violiniste in scena travolte da  raggi (forse) laser e luci psichedeliche dal bianco al grigio. Dove in una penombra ansiogena ci trovi,  accovacciato su se stesso, l'essere umano che si materializza nel nucleo della Creazione.

Ecco il  XXXIII canto del Paradiso dedicato a Maria donna e creatrice di vita, madre di Dio. Ed è qui che Dante fissa lo sguardo nella mente di Dio: visione dell'unità dell'Universo e i misteri della Trinità e dell'Incarnazione. Folgorazione e supremo appagamento di Dante. Alla Pergola uno spettacolo con l'amato e impegnato attore Elio Germano accompagnato dalle musiche sempre sperimentali di un  sound designer come Theo Teardo.

Da una consolle sul palcoscenico la sua cifra artistica  sviluppa  combinazioni tra suoni elettronici e acustici.  In un  crescendo vorticoso, Germano  si rivolge alla Vergine e la invoca come la più alta e la più umile di tutte le creature, colei che ha nobilitato la natura umana a tal punto che Dio non ha disdegnato di incarnarsi nell’umano. La Pergola ha aperto a una sperimentazione doppia con    «Paradiso XXXIII»  regia firmata Simone Ferrari & Lulu Helbaek.   In scena quel Dante Alighieri che  nel Canto  si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, l’indicibile e  prova a raccontare l’irraccontabile. Uno scarto rispetto alla “somma meraviglia” viene messo in scena creando un'esperienza quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell'immensità. Questo il cuore dello spettacolo portato in scena dai due artisti.

Catturato dalla complessità, dalla dimensione infinita di Dante, dalla sua ansia e dalle sue inesauribili scoperte, Elio Germano – che a tratti ricorda vagamente il Gabriele Lavia  di qualche anno fa – torna sui luminosissimi versi del Poeta. E lo fa con molto impegno e sostanziale misura. Uno spettacolo che è piaciuto ed è stato applaudito, nonostante la contraddittoria messa in scena rispetto al testo recitato, veramente poco paradisiaca.

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