"Dracula", una discesa notturna nell’ignoto

Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini in prima nazionale

Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini

Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini

Firenze, 6 marzo 2019 - Tuoni fulmini e saette, buio, penombra, scoppi e botti improvvisi, rumori di scudisciate e pioggia.  Insomma, nel tetro nero dove non si vedono che i contorni di persone e cose,  ha debuttato in prima nazionale l’altra sera sul palcoscenico del Teatro della Pergola il "Dracula" di Bram Stoker per la regia di Sergio Rubini – fino a domenica 10 marzo – che ne ha curato anche  l’adattamento insieme a Carla Cavalluzzi. Un’ora e quarantacinque minuti per un atto unico e  raccontare una discesa ovviamente notturna nell’ignoto, per offire allo spettatore, diciamo la voglia  di scoperchiare, negli intenti,  il mostro che si cela in ognuno di noi, mettendoci a confronto con i nostri più profondi e ancestrali misteri.

Ma il giovane Jonathan Harker, procuratore londinese, non sa la sciagura che lo attende e appena ha inizio il suo viaggio si ritrova avvolto in un clima di mistero e di scongiuri. Quando giunge a Castel Dracula  in Transilvania per curare l’acquisto di un appartamento a Londra da parte del Conte Dracula, si ritrova al cospetto di un uomo vestito di nero, dagli occhi sporgenti e  rossi, dai denti  bianchi e aguzzi, dalle mani grandi e le dita così affilate da sembrare artigli. Un pallore eccesivo che lo fa assomigliare più a un morto.

Questo "Dracula" è la  riscrittura di un altro capolavoro della letteratura e l’ultimo grande romanzo gotico. Detto questo, vorrei dividere in due questa recensione: da un lato lo spettacolo senza gli attori, dall’altra i suoi interpreti. 

Le scene, le luci l’ambientazione stessa più che un viaggio gotico agli inferi mi ha ricordato il castello dei fantasmi del luna park. Troppi scoppi, troppi flash, troppo anche rumore sproporzionato a quello che avviene sul palcoscenico con tra gli attori, tanto da non creare l’effetto tensione che  invece, un’opera come quella di Stoker trasuda dalla prima all’ultima riga.

Detto questo lo spettacolo  – va ricordato – è stato in prova fino a poche ora prima del debutto, e devo dire che gli attori sono bravissimi. Luigi Lo Cascio si conferma grande, credibile, sensibile, arguto e molto convincente, come Sergio Rubini, davvero bravo e totalmente naturale in scena a interpertare le parole di un immenso scrittore come Stoker. Buona la prova di tutti gli altri da un cresciuto  Lorenzo Lavia, a Roberto Salemi, a Geno Diana e un plauso speciale per la brava  Margherita Laterza. Comunque da vedere. Applausi al finale.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro