"Ora non ricordo il nome": il cinema salvato dai caratteristi / VIDEO

Michele Coppini rende omaggio ai comprimari dei film e al loro ruolo prezioso

La presentazione di "Ora non ricordo il nome" di Michele Coppini

La presentazione di "Ora non ricordo il nome" di Michele Coppini

Firenze, 17 gennaio 2017 - "Ahò, m'arendo: chi dovresti da esse' te?". Ogni volta che incontrava un suo fan, Angelo Bernabucci si sentiva sempre chiedere di rifare sul momento questa battuta del film "Compagni di scuola", di Carlo Verdone. Sono anche battute come queste, dette da attori comprimari come Bernabucci, a contribuire al successo di un film e a fare da cornice o da condimento a una storia.  Più che di comprimari, forse, sarebbe meglio parlare di "caratteristi", ovvero attori che in un film raccontano, interpretano, descrivono i vari "caratteri" che possiamo trovare nella vita di tutti i giorni. Attori importanti anche se non protagonisti, spesso con una notevole formazione artistica altre volte presi dalla strada: attori molto amati dal pubblico anche se spesso vengono riconosciuti per il volto o per la voce, più che per il nome.

A loro, infatti,  è dedicato il bel docufilm "Ora non ricordo il nome" di Michele Coppini (scritto con la collaborazione di Massimiliano Manna), in programma stasera alle 21,15 al cinema Scuderie Granducali di Seravezza e sabato 21 alle 20,30 al cinema La Compagnia in via Cavour 50/r a Firenze. 

Un viaggio appassionante attraverso l'esperienza e la storia di alcuni dei caratteristi del cinema italiano di oggi, con un omaggio anche ai grandi del passato: da Tina Pica a Mario e Memmo Carotenuto; da Mario Castellani (indimenticabile spalla di Totò) fino ai grandissimi (e non solo come caratteristi) Aldo Fabrizi o Peppino de Filippo.

Coppini, accompagnato da Stefano Martinelli, con le sue interviste porta lo spettatore a scoprire motivazioni ed esperienze di  alcuni dei caratteristi più popolari del nostro cinema: una lista di nomi che, appunto, rischiano di dire poco al lettore, ma i cui volti diranno molto allo spettatore del film del regista fiorentino. In questo lavoro, originale e notevole, emerge in tutti l'orgoglio di essere (o essere stati) dei caratteristi, attori non protagonisti, ma spesso decisivi nel decretare il successo di un film.

Una carrellata che ha portato Coppini e Martinelli a fare una sorta di girto d'Italia per sentire i racconti di Paola Tiziana Cruciani (Ferie d'agosto, Tutta la vita davanti, Scialla); Stefano Ambrogi (Febbre da cavallo, La Mandrakata, Grande grosso e Verdone, Lo chiamavano Jeeg Robot); Camillo Milli (L'allenatore nel pallone, Habemus Papam); Franco Pistoni (Si può fare, Il racconto dei racconti), Sandro Ghiani (Fracchia la belva umana, Scemo di guerra, Sturmtruppen), Isa Gallinelli (Borotalco, Compagni di scuola), Raffaele Vannoli (Tutti giù per terra, Zora la vampira, Chi nasce tondo).

Una menzione particolare merita il brillante trio dei toscani: il livornese Pietro Fornaciari (Ovosodo, Bagnomaria, 13 a tavola) e i fiorentini Sergio Forconi (Berlinguer ti voglio bene, Il ciclone, Zitti e mosca) e Luciano Casaredi (Il cuore grande delle ragazze, Maraviglioso Boccaccio, Gli amici del bar Margherita). 

Un viaggio accompagnato dalla bella colonna sonora di Silvia Vavolo (molto azzeccata la canzone omonima del film) e dai commenti acuti di un grande cinefilo ed esperto come Marco Giusti. Sullo sfondo di questo percorso alla scoperta dell'universo dei caratteristi c'è la vicenda personale dei due protagonisti (ma anche un po' caratteristi) tra gag, litigate e pene d'amore.

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