Barbareschi, un "Penitente" da non perdere

La recensione dello spettacolo in scena alla Pergola fino a domenica

Una foto di scena

Una foto di scena

Firenze, 23 gennaio 2019 - E’ una lucida analisi del rapporto alterato tra comunicazione, spiritualità e giustizia nella società contemporanea. Racconto oggi de «Il penitente» che ha debuttato alla Pergola e resterà in cartellone fino a domenica 27 gennaio. Luca Barbareschi traduce, dirige e interpreta questo testo di David Mamet che vede in scena Lunetta Savino, Massimo Reale, Duccio Camerini.

Si tratta di una tragedia moderna, un dilemma morale: un uomo buono, la gogna mediatica e giudiziaria che gli si scaglia contro. Un’ora e quaranta per tuffarsi in questa realtà artefatta, manomessa da pareri esterni, dove (ahimè) la stampa e l’opinione pubblica sono le vere cause di un dramma che non finisce mai.

Fa riflettere, e Dio sa se ce n’è bisogno, la modernità di questo ultimo testo composto nel 2016 per il teatro, appunto, dal drammaturgo statunitense David Mamet – premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross – e che descrive l’inquietante panorama di una società così alterata nei propri equilibri che l’integrità del singolo, anziché guidare le sue fulgide azioni costituendo motivo di orgoglio, diviene l’aberrazione che devasta la sua vita e quella di chi gli vive accanto.

In una scenografia scarna e efficace, bellissime luci e con un grande cubo che sovrasta la grandezza dello spazio scenico, affabulazione e dialogo si scontrano, si misurano e si incontrano tra colpi di scena e di cuore, tra attori veramente all’altezza dei loro ruoli. A cominciare da Lunetta Savino che ogni volta è una sorpresa positiva, per la sua misura, per la sua forza compassionevole, etica e anche la grazia che mette nel suo ruolo.

L’influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, l’inutilità della psichiatria, sono i temi de «Il penitente», a cui danno corpo anche Massimo Reale e Duccio Camerini con grande generosità e bravura. Il protagonista è Charles, Luca Barbareschi che vive l’ambiente di lavoro e il privato del protagonista. Che cerca di dare un senso a quanto la demolizione sociale di un individuo, influisca inevitabilmente anche sul suo rapporto matrimoniale. E il suo messaggio è questo: il vero problema della vita è cercare di vivere nel rispetto della propria coscienza, perché la coscienza, così come la ricerca di un proprio equilibrio interiore, esiste. E dobbiamo necessariamente farci i conti. Una prova da manuale di Barbareschi, da interprete talmente dentro al suo ruolo da non capire più, noi spettatori, il confine tra l’artista e il personaggio. Applausi convinti. Da vedere.

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